Roma, 24 giu – L’Italia di Luciano Spalletti stasera affronterà la terza sfida dell’Europeo contro la Croazia, decisiva per il passaggio del turno. Non sarà, però, tanto quello il punto della questione. Conterà come si andrà avanti, nel caso, oltre a banale raggiungimento della qualificazione.
La paura non è tecnica
La premessa è che chi parla di scarsità tecnica delira. E nemmeno poco. In nessun pianeta parallelo una nazionale di professionisti gioca una partita come quella disputata contro la Spagna. Non è questione di essere risultati semplicemente inferiori agli avversari, ma di non aver giocato la gara. Perché una partita in cui non solo si gioca a una porta sola (la nostra) ma si subiscono costantemente tiri nello specchio e soprattutto si è incapaci di imbastire qualsiasi tipo di ripartenza no, non è una questione tecnica.
Basterebbe guardare una qualsiasi gara di una formazione di medio basso livello per rendersene conto. Basterebbe vedere come la stessa Albania abbia provato eccome, nella prima gara, a fare un fortino contro di noi e come lo abbia fatto pure con la Croazia. Con la differenza di essere ripartita e di aver provato a colpire con entrambe. Basterebbe guardare alla stessa nostra storia recente, fatta della clamorosa mancata qualificazione ai Mondiali del 2022, in cui la Macedonia del Nord ci punì nonostante la differenza tecnica fosse abissale. La tecnica è una cosa, la paura un’altra. Ed è quello il problema principale di questa nazionale. Il motivo non è conosciuto nei dettagli, o meglio, potrebbe pure ma sarebbe troppo lungo in questa sede approfondirlo. Basti sapere che errori banali, denunciati sia nella prima sfida vincente che nella seconda da paralitici, non siano una questione di potenzialià ma di testa. E la testa, nel calcio, è tutto.
L’Italia andrà avanti in questo Europeo se…
Non è un caso se non utilizziamo l’espressione “passare il turno”, perché qualificarsi in modo rocambolesco non risolverà il problema, non permetterà a questo gruppo in evidente difficoltà mentale di realizzare ciò che ci interessa di più: andare avanti davvero in questo torneo. Non necessariamente di vincerlo, ma di giocarselo, che è diverso. Tra le cosiddette grandi, nel computo delle prime due gare, molte non hanno fatto meglio degli azzurri, basti pensare a Francia, Inghilterra o lo stesso Belgio. Perfino la Germania – l’unica che aveva convinto appieno insieme alla Spagna – nell’ultima gara non ha brillato.
Nel nostro girone la squadra più scadente, l’Albania, sta “giocando”, indipendentemente dalla sua mediocrità tecnica, come è giusto che sia. Noi che abbiamo ben altri mezzi non ci siamo riusciti, se non contro di loro in virtù di una differenza troppo netta. E sorge il sospetto che se fosse stata anche banalmente più leggera avremmo sofferto tantissimo. Magari la scintilla giusta è proprio quella della reazione avuta congli albanesi, ma non abbiamo idea se potremo accenderla o meno. Non abbiamo idea se potrà essere un seme in grado di generare buoni frutti.
Le dichiarazioni di Spalletti dopo il disastro con la Spagna non fanno ben sperare. Non fa ben sperare la formazione, che dalle voci che circolano sembra ispirata a suggestioni e non a fatti (è improbabile poter considerare Gianluca Scamacca un “particolare colpevole” se non ha ricevuto un solo pallone contro gli iberici). Noi però aspettiamo, perché è giusto non lasciare niente di intentato. Tutta la “complichite” del mondo non potrà eludere granché il vero problema da superare che è in realtà piuttosto semplice: l’Italia andrà avanti in questo Europeo semplicemente se smetterà di avere paura. In bocca al lupo, azzurri.
Stelio Fergola