Roma, 1 giu – Mother’s Instinct parte dalla provincia Usa, primi anni Sessanta: due famiglie piccolo borghesi – Alice (Jessica Chastain), col marito Simon e il figlio Theo; Celine (Anne Hathaway) col marito Damian e il figlio Max – vivono quasi in simbiosi una vita serena, nelle ville affiancate di cui si scambiano, come un tempo si usava fare tra famiglie con figli non ancora grandicelli, le chiavi; le due donne sono bellissime e si vestono come Jackie O, i mariti si vestono come i fratelli Kennedy e hanno dei lavori redditizi, i figli sono migliori amici l’uno dell’altro e vanno a scuola assieme. A volte affiorano dei malesseri di Alice, donna intelligente e non del tutto convinta di accontentarsi del ruolo di bambolina sorridente – il rimpianto per la sua vita lavorativa, e il trauma dell’incidente in cui ha perso i genitori – ma un dramma che toccherà a Celine travolgerà la placida vita apparentemente perfetta delle due famiglie.
Mother’s Instinct, un thriller belga a Hollywood
Esce finalmente al cinema il primo film hollywoodiano (annunciato nel 2020 e girato nel 2022) diretto dal belga Benoit Delhomme (qui anche direttore della fotografia), un cui connazionale, Olivier Masset-Depasse, nel 2018 aveva girato Doppio sospetto, primo adattamento del romanzo di Barbara Abel Oltre la siepe (distribuito anche come “Istinto materno” e “Oltre l’odio”). Quattro anni per un progetto così semplice (il film supera di poco l’ora e mezza, non ha effetti speciali né scene di massa – a parte un piccolo funerale; gli attori sono pochi, e le location pure) sono tanti. Pazienza.
Josh Charles, noto per il telefilm The Good Wife, ha recitato con la Chastain anche in Memory; lì era il fratello di Saul (Peter Sarsgaard), qui il marito di Celine. Simon, il marito prosaico e maschilista di Alice, è interpretato dal norvegese Anders Danielsen Lie: un ragazzo prodigioso che nella vita reale è anche medico, musicista e scrittore.
Un crescendo di suspence
Mother’s Instinct procede in crescendo: dal lungo preludio che mostra l’esistenza plastificata e stucchevole delle due protagoniste – fra moine, torte a strati, collane di perle e cortili curati il millimetro – con giusto il turbamento (una volta sarebbe stato tale, ora è soltanto routine) d’una tensione saffica; allo choc del fattaccio che distrugge tutto; sino al lento scivolare nella follia di una delle due protagoniste – forse di entrambe, forse di una sola. Segnali, indizi e sospetti, forse confermati o forse smentiti, accuse troppo franche e dichiarazioni sottaciute.
L’incontro scontro Hathaway vs Chastain
Alice è il personaggio più complesso (colta, inquieta, traumatizzata, forse non proprio sana), mentre Celine è l’amica leggermente svampita che se ne frega di essere indipendente e si accontenta di vestirsi come una mannequin.
Eppure, sorprendentemente, Anne Hathaway supera ai punti la più blasonata Jessica Chastain, al punto di capovolgere i ruoli e far sembrare la corvina Celine, col suo sguardo feroce celato dietro le smorfie da fidanzatina d’America, il personaggio più difficile e invece Alice, la bionda slavata (un brutto trucco non aiuta la fulva Chastain, sfregiata dal trucco per interpretare Tammy Faye e ciò nonostante, assieme alla collega, l’attrice più affascinante nella Hollywood odierna – lo scrivente ribadisce la sua costernazione per l’organizzazione del festival di Roma che gli ha precluso un autografo e un selfie assieme alla diva di Sacramento), come la Barbie tonta della situazione. In gramaglie persino alle recite scolastiche e alle feste di compleanno, Celine diffonde intorno a sé un’aura minacciosa, un basso continuo di pericolo. I suoi occhioni da cerbiatta alla Audrey Hepburn hanno la cupezza famelica del rapace: l’elegantissima Celine/Hathaway è l’uccellaccio che, per dirla con Sylvia Plath, se ne sta nel tronco di un olmo e “di notte esce svolazzando in cerca, con i suoi uncini, di qualcosa da amare”. Uncini che, alla fine di Mother’s Instinct, lasciano un graffio.
Tommaso de Brabant