Roma, 8 mag – Qualcuno ha detto in passato che la Francia è “un’Italia che ce l’ha fatta”. Ovviamente, si intende l’Italia post-bellica, visto che rifuggiamo apertamente le semplificazioni di chi paragona la storia del nostro Paese a quella di una sorta di Nazione sudamericana o addirittura africana come pero e influenza sulla scena mondiale. Ma comunque, il tono è questo. E ribadisce un punto che anche noi teniamo sempre sotto controllo, indipendentemente da come si evolverà la questione seria con la Russia: la grandeur francese resta una truffa.
La grandeur, truffa mondiale
Ci credono solo i francesi, probabilmente quelli più allocchi. Ora, in questo caso, è palese che Parigi stia giocando su più fronti e che non vadano sottovalutate le dichiarazioni forti, come abbiamo sottolineato già dopo le parole del presidente Emmanuel Macron sulla possibilità di inviare truppe in Ucraina allo scopo di non far vincere, praticamente a tutti i costi, la guerra alla Russia e al suo presidente. Fatto sta che lo stesso Macron che imponeva rigore e guerra, invia il suo ambasciatore alla cerimonia di insediamento del nuovo mandato di Vladimir Putin. Sì dirà: “Vabbè, ma è un atto dovuto”. Non proprio, visto che la Francia è stata l’unica, oltre alla Slovacchia, la Grecia, Malta e Cipro a presenziare all’evento.
La verità
Il merito di Parigi è quello di avere ambizione sull’unico contesto in cui può recitare un ruolo realmente importante: quello europeo. Per il resto, la grandeur mostra la sua fragilità ad ogni nuova occasione. Il dubbio che ci ponevamo dopo le parole di Macron della scorsa settimana, si ripropone: chi sarebbe disposto a seguire la Francia in una eventuale guerra “diretta” contro Putin? E soprattutto, l’Eliseo è davvero convinto di ciò che dice o possiamo considerare le sue dichiarazioni alla stregua di sparate senza costrutto? Difficile, al momento (ma diremmo quasi sempre) non fa prevalere la seconda ipotesi.
Alberto Celletti