Roma, 28 apr – Se un ingegnere avesse costruito un ponte che poi è crollato, gli affidereste la costruzione di un nuovo ponte? Se un banchiere avesse fatto fallire una banca, gli affidereste i vostri risparmi? Se un chirurgo facesse morire i suoi pazienti durante l’operazione, vi fareste operare da lui? Ebbene, Mario Draghi prova di nuovo a raccontarci di quanto sia bene fidarci di lui per le sfide future e lo fa, per la seconda volta, alla Conferenza europea sui diritti sociali. Per il momento, lasciamo perdere l’ultimo buco da 170 miliardi generatosi col suo governo grazie ai superbonus facciate. In più, ci sarebbe già da raccontare di Mps, la banca del Pd con una voragine di perdite e della società Autostrade, quella del ponte Morandi e dei miliardi arrivati senza spiegazioni alle aziende dei Benetton. Oggi non parliamo di questo.
Draghi, uno degli alfieri della globalizzazione che ha distrutto l’Italia
Oggi concentriamoci sulla globalizzazione tanto sbandierata e tanto auspicata da Draghi e dai suoi amici negli anni passati. Draghi ci raccontava di non preoccuparci della Cina e degli altri giganti asiatici perché presto avrebbero avuto necessità di democrazia e di un’estensione dello stato sociale a tutta la popolazione, riducendo così, gradualmente, la loro capacità competitiva.
Come dire: “Tranquilli italiani se vi sembra che stiamo scassando il sistema pensionistico e sanitario, fra poco tutto tornerà a posto perché la Cina aumenterà i suoi costi per l’erogazione di pensioni più alte e per via dei suoi malati curati meglio”. Ma non è stato così.
Oggi una bella giravolta…
Oggi Draghi ci dice di “un mondo che non c’è più” a causa del “Covid, della guerra in Ucraina e della guerra in Medio oriente”. Draghi ci dice ancora che “siamo stati colti di sorpresa”. Bella la scusa, peccato che vengano a galla un sacco di fandonie.
Ecco le sorprese di “Supermario”
Draghi ci dice che “altri Paesi non seguono le regole”. Che ridere, e lo scopre adesso? Scopre adesso che la Cina mette i dazi che vuole all’importazione? O che rende difficoltose le operazioni doganali in import per lo stesso motivo? E’ una sorpresa che la Cina rubi i brevetti e i marchi? Non sapeva Draghi che in Cina hanno fondato una città col nome del parmigiano reggiano per poter utilizzare quel brand? E’ decenni che vanno avanti così, mica lo fanno per il covid o la guerra, ah ah ah.
Ancora Draghi ci avverte che i cinesi “si sono assicurati l’accesso alle risorse necessarie”. Poverino, non si era accorto che da vent’anni i cinesi hanno invaso l’Africa per accaparrarsi le materie prime? Forse dormiva come per il bonus facciate, ah ah ah.
La sveglia non suona per la guerra
E quindi perché, improvvisamente, Draghi ha deciso che ci dobbiamo svegliare? Perché dice di aver visto “una rapida espansione dell’offerta (cinese), con una significativa capacità produttiva” e, udite udite, “una forte sovra produzione”.
Quindi, il nostro genio si è accorto che i cinesi stanno producendo enormi quantità di merci e abbasseranno ulteriormente il costo per via di queste eccedenze. Ciccio, ma è quello che succede da trent’anni, mica per la storiella della guerra che ora ci racconti. Non si era accorto che, ogni giorno, arrivano 44 treni-blocco dalla Cina a Duisburg in Germania. Succede da decenni. Ah ah ah
La Germania, il problema del banchiere
Se qualcuno pensa che Draghi si sia svegliato per risanare il disastro che ha combinato con l’Italia si sbaglia di grosso. La Germania era in una crisi nera nel 1993 e ha pensato di risollevarsi succhiando benessere dall’Italia con i sistemi seguenti:
Eliminazione del “Marco forte” tramite la creazione dell’Euro. Il Marco forte penalizzava l’export tedesco.
Eliminazione degli obblighi di mercato verso l’Europa tramite l’eliminazione del Mec. Quelle regole rendevano difficili gli accordi sotto banco coi cinesi. Creazione di accordi sotto banco con la Cina (e l’India). Tutto ciò grazie a numerosi satrapi di Bruxelles che guardavano da un’altra parte: Ciampi, Prodi, Draghi, etc.
Ma non è bastato, la Germania come un drogato ha goduto delle dosi per molti anni ma ora non le bastano più e non ci sono più dosi da consumare. E allora ecco la soluzione di Draghi, commissionata dalla Confindustria tedesca: “Si torna al protezionismo”. Ma come, quel termine così offeso perché parte del vocabolario sovranista adesso torna in ballo? Un termine insultato per anni da Draghi e i suoi accoliti diventa oggi la soluzione di questo dilettante?
Ovviamente dovremmo fidarci di nuovo…
Draghi neanche ci dice: “Scusate ma in passato ho detto un mucchio di cazzate”. No, con una supercazzola oggi ci dice (col suo amico Letta) che “il mercato protetto è l’unico antidoto al declino sovranista”. Capito che sfrontatezza? Se tanti italiani si faranno prendere di nuovo per i fondelli da questo individuo, allora non c’è che da affidarsi alle parole di D’Annunzio: “Noi siamo di un’altra Patria”.
Carlo Maria Persano