Roma, 21 lug – Il prefetto di Treviso Maria Augusta Marrosu, dopo le proteste dei cittadini di Quinto di Treviso contro l’insediamento di nuovi immigrati, aveva deciso nei giorni scorso di ascoltare le richieste dei residenti spostando i 100 “profughi” nella caserma Sereni. Un atteggiamento diverso rispetto all’ostinazione del prefetto romano Gabrielli, che non si era fatto scrupolo di far caricare dalla polizia donne e anziani pur di far insediare i primi 20 profughi (ai quali ne sono seguiti altri stamane) a Casale San Nicola, nella periferia nord della capitale.
Un gesto, quello del prefetto di Treviso, non gradito né a Renzi né a Alfano, oltre che a gran parte della sinistra. E così è arrivata la vendetta del ministro dell’Interno, che ha annunciato la rimozione della Marrosu, pur senza rendere noto il nome di colui che la sostituirà. Una decisione rapida che ha colto di sorpresa il prefetto, che era fuori città. Evidentemente c’è la volontà da parte del Governo di privilegiare il pugno duro rispetto alle proteste contro i nuovi insediamenti di immigrati, da Nord a Sud. Sono recentissime infatti, le proteste di Acerra dove l’altro ieri i residenti hanno impedito l’insediamento dei profughi vicino al parco cittadino, e di Velletri, dove ieri i cittadini infuriati hanno impedito l’insediamento di una famiglia rumena in una casa di Via Menotti dalla quale era stata sfrattata una famiglia italiana in emergenza abitativa.
Il governo, dunque, pare scegliere la linea dura, contro l’esasperazione dei cittadini e anche di molti sindaci, per favorire l’insediamento del sempre crescente numero di presunti profughi sul territorio. Basterà a placare la rabbia popolare?
Cristiano Coccanari
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2 comments
Quinto/Paese, lì20 luglio 2015 Gentili amici e conoscenti
sono uno dei condòmini del residence “Ai Portici” , composto di otto condomìni, situato a cavallo dei comuni di Paese e Quinto (TV), ultimamente agli onori della cronaca nazionale per lo sgombero dei “profughi”.
Sono arrivato in questo residence nel settembre 2002, con le gru ed il fango ovunque, tutto attorno, perchè ancora in fase di ultimazione. Sono pertanto il primo ad essere venuto ad abitare in questo super condominio. Ho visto crescere i condomìni dalle fondamenta, ho visto posare ogni cubetto di porfido lungo i vialetti e le piazze, ho visto piantare tutti gli alberi, che ancora erano poco più che piantine, ho visto arrivare uno ad uno tutti i nuclei familiari, ho visto nascere famiglie e bambini in questo residence.
Mi definisco(no) fra le persone più attive per il residence nella sua interezza. Tutti nel residence mi conoscono, potrei non risultare simpatico a tutti, è vero, ma questo è fisiologico. TUTTI però possono parlare del mio costante impegno profuso nella vita residenziale dei condomìni…. Insomma la persona di riferimento (o scassamaroni) del residence! Ero quello che scriveva all’amministratore per chiedere il rispetto delle regole, ero quello che andava fuori della porta di casa a controllare i parcheggi, ero quello che spalava la neve e spargeva il sale nelle (poche) occasioni di forti nevicate, ero quello che controllava la corretta disinfestazione etc.etc.
Giunti a questo punto con l’allontanamento dei presunti profughi (al momento attuale il loro nome è clandestini)sento di dover fare un pò di chiarezza sforzandomi di essere quanto più obiettivo possibile.
Per ca. 12 anni (fino al 2014) il residence ha ospitato in tre appartamenti, situati al pianterreno ed uniti fra loro, 16 persone disagiate (ex ospiti dell’ospedale psichiatrico Sant’Artemio di Treviso).
La convivenza non è stata delle migliori, perchè capitava che ci fossero episodi di abbandono degli ospiti a se’ stessi con ripercussioni su chi abitava nelle vicinanze (ed io ci abitavo di fronte), mi riferisco alla mancata assunzione di farmaci con successivi stati di forte emotività sfociati più volte in vere e proprie risse, oppure sfoggio dei propri attributi sessuali con minori a fare da spettatori, o ad urla degli ospiti per avere il proprio pacchetto di sigarette giornaliero e cose di questo genere.
Quando la cooperativa perse l’appalto per la cura di queste persone, il regolamento sanitario cambiò, inibendo situazioni di insediamento di queste persone in strutture non protette (quale la nostra) con destinazione degli ospiti in strutture più adatte al loro reinserimento sociale.
Nei mesi successivi la cooperativa pensò di insediare negli stessi immobili un gruppo di clandestini pari al numero precedente, scatenando l’ira dei residenti stanchi di subire scelte considerate scellerate. Mi feci carico di iniziare una raccolta firme con l’intento di rifiutare una imposizione del genere, depositando in prefetture un totale di 105 firme, ad opera del 95% dei residenti, protocollando il tutto a sancire il nostro diritto a fruire in serenità del nostro unico ed importante bene: LA CASA !
Il prefetto, quindi, conosce la nostra situazione già da un anno e ci ha meravigliato il fatto che all’interno dello stesso residence, ma nei due condomìni semivuoti, che appunto cadono sotto Quinto, ci abbia snobbati al punto di chiedere o imporre l’insediamento di più di 100 persone fra cui 98 maschi adulti e 3 ragazze giunti nei nostri territori come clandestini.
Da questa premessa bisogna partire PRIMA DI SPUTARE SENTENZE !!!
Devo ricordare che nel residence OGGI convivono o hanno convissuto in pace almeno una dozzina di etnìe diverse fra cui Albanesi, Macedoni,Kosovari, Ucraini, Estoni, Russi, Romeni, Brasiliani, Argentini oltre a Nigeriani (fino a pochi anni fa) e naturalmente italiani. Questo a dimostrare che qui il razzismo NULLA c’entra. ANZI POTREMMO DARE DIVERSI spunti a chi voglia conoscere l’integrazione!!!
INTEGRAZIONE che si è svolta attraverso un processo, ancora in uso, di RISPETTO DELLE REGOLE, democraticamente decise quando non imposte dai regolamenti di condominio.
Processo che dura da 13 anni, non calato dall’alto dalla sera alla mattina.
Vorrei sottolineare che il complesso residenziale è studiato per la convivenza di gruppi familiari, con una agorà molto grande, un boschetto per i picnic, un prato dove correre con i bambini, parcheggio con ca 200 posti auto, il tutto in un contesto chiuso per l’assenza di traffico interno. Qui i condòmini hanno acquistato una rete da pallavolo per far giocare i bambini in completa autonomia, sicuri di poterli lasciar giocare perchè in totale assenza di traffico. Non si presta sicuramente ad ospitare dei giovani maschi senza lavoro tutto il giorno a “bighellonare”.
Chi di voi lettori lascerebbe giocare il proprio figlio/a da sola sapendo la presenza di 100 maschi adulti sconosciuti ???
Non ultimo vorrei ricordare l’importanza della casa come ULTIMO bene rimasto in una fase come quella attuale di profonda crisi, con famiglie spesso monoreddito (quando ancora presente), con genitori costretti a cercare un lavoro extra per far fronte alle esigenze, oppure con madri in cerca di qualche ora di lavoro per garantire i pasti ai propri figli, o pensionati in lotta a metà mese per far quadrare i conti.
A questa gente è rimasta solo la casa come rifugio dalla situazione esterna disastrosa, e se dovessero aver bisogno di vendere per impellenti necessità si vedrebbero svalutare ulteriormente il valore dell’immobile!!! CHI DI VOI ACQUISTEREBBE UN APPARTAMENTO SAPENDO CHE A FIANCO CI SONO I “PROFUGHI”??? SIAMO ONESTI ED OBIETTIVI, SU’ !
Non appartengo al genere di persona che sputa sentenze senza conoscere i fatti, pertanto fate come me, conoscete i fatti , prima di dare dei giudizi.
Infine ai moralisti della prima ora mi sento di chiedere: quanti ospiti sfortunati hai nella porta a fianco? Hai mai convissuto giorno e notte con situazioni di degrado sociale? Hai mai dovuto lavorare per estinguere il mutuo ed accorgerti che il TUO unico investimento vale meno degli interessi che hai pagato???
Grazie dell’attenzione, Danilo Mazzone
Dopo questa illuminazione fatta da qualcuno che vive la situazione , e la descrive nel modo giusto . Dovrebbero avere la dignità di tacere, e annuire a queste parole . Quindi la soluzione è solo una controllare l’immigrazione scellerata