Roma, 20 lug – Dopo tre giorni dall’inferno di via del Casale San Nicola sui giornali si è letto tutto e di più. La giostra mediatica che si è attivata intorno a quel pezzo di Roma, teatro della difesa strenua dei propri confini da parte di una comunità poco disposta ad accettare supinamente l’ennesimo sopruso in nome dell’accoglienza indiscriminata, ha gettato nel tritacarne della stampa nostrana notizie, dichiarazioni, comunicati e ricostruzioni più o meno credibili di quanto successo la mattina di venerdì 17 luglio.
Siamo tornati al presidio per parlare con i protagonisti, per sentire le loro testimonianze. Per avere un filo diretto con chi ha vissuto sulla propria pelle le ore tumultuose che hanno portato a quello che poi si è letto su tutti i giornali.
La prima testimonianza è di Laura Ruggeri, 70 anni, residente a via del Casale San Nicola e attiva al presidio contro il nuovo centro d’accoglienza fin dall’inizio. Ha riportato contusioni e ferite per un totale di otto giorni di prognosi.
Ci dica, qual è stato l’atteggiamento delle forze dell’ordine nei vostri confronti?
Inizialmente si sono limitati a tirarci per far sciogliere la catena umana che avevamo creato all’imbocco della via che porta alla Socrate. Poi gli animi si sono surriscaldati e loro hanno cominciato a strattonare e minacciare. Dietro di noi altri angenti in borghese hanno alzato volutamente la tensione secondo quello che a tutti gli effetti sembrava uno schema di infiltrazione ben congegnato.
La vostra resistenza è stata esclusivamente passiva?
Si, ma ciò non li ha fermati, io personalmente ho ricevuto un colpo alla schiena e mi hanno calpestato una caviglia. Diciamo che non hanno avuto molti scrupoli.
Poi cosa è successo?
I ragazzi di CasaPound a quel punto sono intervenuti per difenderci e sono arrivati al contatto con la celere. La situazione è precipitata solo a quel punto, ma fin dalla mattina l’atteggiamento della polizia non era certo stato irreprensibile.
Su diversi giornali si è detto che CasaPound si sia affacciata a Casale San Nicola solo per un tornaconto politico, lei che cosa ne dice?
I ragazzi di CP fino dal primo giorno hanno partecipato al presidio al fianco di tutti noi. Sono stati amichevoli, sempre presenti nel dare i turni e la loro presenza ci è stata d’aiuto. Sono persone pulite, studenti e lavoratori come noi che hanno difeso un diritto alla fine purtroppo calpestato. Tutto il resto delle dicerie è falso, e siamo in molti a poterlo testimoniare.
Un’altra preziosa verità ce la racconta Daniela Santuccio, 46 anni:
A che cosa ha assistito la mattina di venerdì?
Ho assistito a un comportamento indecente dello stato e lo testimonia il mio livido. La cosa che mi ha più colpito è stata l’accusa che ci hanno mosso. Un dirigente di polizia ha sostenuto che fossimo armati e che avessimo lanciato dei sassi ma tutti i residenti hanno opposto una resistenza assolutamente passiva. Sono state dette fin troppe bugie nei nostri confronti.
Il pullman con gli immigrati a bordo dove si trovava?
Era fermo dietro a un cordone di polizia. Non sono riuscito a vedere che cosa stesse succedendo intorno al pullman, ma diverse persone mi hanno confermato che i ragazzi a bordo facevano gesti poco educati e riprendevano tutto con tablet e smartphone che io personalmente neanche possiedo.
Ultima domanda. Che cosa dice dei ragazzi di CasaPound?
Loro ci hanno difeso frapponendosi tra noi e la polizia in tenuta antisommossa. Sono persone valide, educate e molti di loro potrebbero essere nostri figli. Li ringrazio per quello che hanno fatto.
Michele de Nicolay
"Nessuna strumentalizzazione, CasaPound ci ha sempre sostenuti." Parola dei residenti
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