Roma, 6 mar – La storia dimenticata o non affrontata è al centro di due libri importanti su Domenico Mittica e Nicola Bonservizi, scritti dal saggista Luca Bonanno e ora nelle librerie. La seconda pubblicazione in particolare è utilissima per raccontare anche la violenza antifascista, troppo spesso dimenticata quando non addirittura occultata dal mainstream.
Mittica e Bonservizi, due storie da raccontare
Il libro su Domenico Mittica, pubblicato dalla Dodici Raggi Edizioni (comunità militante dei dodici raggi) ripercorre tutta la vita dell’uomo, dai suoi primi anni in Calabria alla morte trovata, causa incidente stradale, mentre era alle porte della sua Torino, nel rientrare dal processo di Verona. Viene trattata la sua partecipazione alla Grande Guerra e il suo naturale sbocco nelle file del Fascismo calabrese e poi torinese (dopo si trasferì per motivi di studio). Mittica compie tutta la trafila all’interno del Fascismo: componente del Direttorio del GUF di Torino, segretario dei GUF, Legione Universitaria <<Principe di Piemonte>>, fino ad arrivare a far parte del Direttorio del Fascio di Torino e del Nastro Azzurro.Da ultra decorato, partecipò, come detto prima, alla Grande Guerra, alla campagna d’Africa, Spagna, Grecia, e a quella di Russia sostituendo Nicchiarelli al comando della Tagliamento. Sempre con ruoli di prima fila come si può leggere dal libro grazie alle varie testimonianze dell’epoca. Dopo l’8 settembre 1943 aderisce alla RSI, scommettendo sulle capacità di Solaro. Viene designato come giudice nel processo di Verona. Nel rientrare nella ‘sua’ Torino muore, a Greggio, alle porte della città per lo scoppio di un pneumatico dell’autovettura sulla quale viaggiava.
Per quanto riguarda il testo su Nicola Bonservizi, pubblicato da Herald Editore scritta a quattro mani dallo stesso Bonanno e Pietro Cappellari, si tratta nello specifico del fondatore del Fascio di Parigi, dove egli stesso riesce a fondare, coronando il suo sogno, il suo giornale chiamato L’Italie Nouvelle. In precedenza, prima di essere inviato in Francia da Mussolini, era stato giornalista del Popolo d’Italia (ruolo che ricoprì anche, come corrispondente, dalla Francia). Anche Bonservizi partecipò alla Grande Guerra per poi iniziare a scrivere su alcuni giornali locali della sua Urbisaglia. Ma oramai quella era una dimensione che gli stava stretta, e si trasferì a Milano dove conoscendo Mussolini iniziò a scrivere sul Popolo d’Italia. L’importanza della figura di Bonservizi? La sua morte per mano antifascista. Bonservizi venne infatti ferito da un colpo di pistola che in un ristorante gli sparò un antifascista anarchico (in precedenza comunista). Il motivo? Non è da ricercare nella figura di Bonservizi in quanto tutte le varie testimonianze (dei vari schieramenti politici) lo raffigurano come una persona mite, pacifica, contraria alla violenza inutile a se stessa e dannosa per il Fascismo; ma bensì nel fatto che venne ferito gravemente in quanto con la sua morte si voleva colpire l’Idea/Mussolini. Bonservizi morì dopo un mese un mese di agonia in ospedale, ricevendo grandi ,manifestazioni in Italia al rientro della salma.
Recuperare la buona fede
I due libri sono molto utili per recuperare un minimo di approccio sereno alla storia, oseremmo dire di “buona fede storica”, del tutto assente quando si tratta l’argomento del fascismo e degli anni che furono di intermezzo tra le due guerre. Ecco perché il lavoro di Bonanno va valorizzato e promosso.