Roma, 28 feb – Dopo diciotto anni dal suo esordio in azzurro e ben 140 presenze lascia la Nazionale di calcio femminile Sara Gama, difensore della Juventus e, ormai, ex capitano dell’Italia. L’annuncio dell’addio alla rappresentativa nazionale maggiore femminile da parte della calciatrice, nata a Trieste da padre congolese e madre italiana nel marzo del 1989, poteva trasformarsi in un momento di piacevole plauso ad una delle migliori giocatrici che hanno calcato i campi nell’ultimo periodo. Poteva essere, se non che la Gama ha deciso di far scadere tutto nella più inutile retorica vittimista, tirando in mezzo (come al solito) il fascismo.
Le folli parole di Sara Gama
Il solito discorso vuoto sulla lotta per l’uguaglianza delle donne si è unito ad un’assurda denuncia al fascismo. “Ho lottato contro il retaggio del fascismo che non vuole le donne calciatrici”. Queste le parole della Gama, la quale ha ancora aggiunto: “Il calcio femminile è nato con quello maschile in Inghilterra a fine ’800 ma poi è andato a singhiozzo. In Italia è nato solo nel 1933 a Milano, poi il fascismo lo ha bandito per l’idea che facesse male alle donne. Certe frasi arrivano da questa cultura, da questa ignoranza. Ma per cambiare questo retaggio ci vuole tempo”.
Vuota retorica e nulla più
Tralasciando il fatto che la Gama forse non sappia quale governo ci fosse nel 1933 quando lei afferma sia nato il calcio femminile in Italia, il solito richiamo al fascismo e alla sua fantomatica ostilità verso le donne ha poca, se non nessuna, presa con la realtà. Anzi, non si contano i tentativi di questi ultimi anni per favorire il calcio femminile agli occhi del pubblico, che, soprattutto in Italia, non ha avuto l’effetto sperato. Sponsor milionari, pubblicità spudorata e tanta vuota retorica “inclusiva” non hanno potuto far niente di fronte al disinteresse più assoluto per un settore che deve crescere ancora molto a livello qualitativo, come si evince dai risultati della Nazionale italiana nelle maggiori competizioni.
Andrea Grieco