Roma, 20 feb – Andreas Brehme, insieme a Lothar Matthaus e Jurgen Klinsmann, formava il “trio tedesco” dell’Inter dei record, quello dello scudetto vinto nella stagione 1988-1989 superando la concorrenza del Napoli di Diego Maradona. Una squadra allenata da Giovanni Trapattoni che raccoglieva l’ultimo successo. Bhreme è appena scomparso all’età di 64 anni. Ma la sua storia va oltre quello scudetto.
Andreas Brehme, il campione della riunificazione tedesca
Quel rigore dubbio (se non inesistente, diciamolo pure) nella finale del mondiale di Italia ’90 contro l’Argentina. Che a prescindere dalle polemiche, pesava mentalmente come un macigno. Da quel tiro, dipendeva tutto. Lui lo batté con freddezza e sicurezza. E la Germania divenne campione del mondo per la terza volta. Ufficialmente, parliamo ancora di Germania “Ovest”, ma la riunificazione sarebbe avvenuta qualche mese dopo. Perché il muro di Berlino era crollato qualche mese prima e la Ddr, ormai priva di significato, aveva cercato stentatamente di avviare un percorso istituzionale e democratico che si rivelerà inutile. Dunque, Brehme è il calciatore tedesco campione del mondo della Germania riunificata proprio in quel 1990.
Addio a un simbolo del calcio anni Ottanta
Bhreme in qualche maniera ci ricorda la potenza della Serie A. Un campionato in cui arrivavano quasi sempre stranieri fuoriclasse o comunque grandi campioni (certo, qualche “sola” c’era, altrimenti la Gialappa’s Band non avrebbe avuto materiale per il suo celebre “Pippero”), che qualcuno paragonava (forse esagerando un po’) a una sorta di “Nba del calcio”. Se non fu quello, certo, ci andava molto vicino. Il Napoli di Maradona, l’Inter di Matthaus e anche di Bhreme, il Milan di Gullit e Van Basten. Epoca lontana anni luce. Oggi importiamo giocatori spesso assolutamente normali e scadenti che spacciamo pure per campioni. Dunque, grazie a Brehme per essere stato testimone di un’epoca di spessore assoluto nella storia di questo sport.
Stelio Fergola