Roma, 19 feb – In questi giorni è tornato a calcare la cronaca il tema dell’inquinamento climatico in seguito alla diffusione di alcune classifiche riguardanti fantomatici dati allarmanti sulle città più inquinate del mondo. A gran sorpresa, il terzo gradino del podio per la città più inquinata del mondo è stato conquistato da Milano, dietro solamente a grandi metropoli come la capitale del Bangladesh Dacca e a Delhi in India. Il paragone tra il capoluogo lombardo (relativamente piccolo rispetto alle altre metropoli asiatiche) e queste città notoriamente fulcro di smog e inquinamento ha non poco irritato il sindaco dem Beppe Sala.
Milano inquinata? Il progressista Sala va in tilt
Il sindaco del Partito democratico, da sempre in prima linea per qualunque tematica legata alla questione ambientale, ha cassato come un “dato non serio” la rilevazione di questi enti. “Sono le solite analisi estemporanee, gestite da un ente privato con nessuna titolarità. Parliamo di cose serie e questa non è una cosa seria“. Sala ha inoltre aggiunto: “sono anche seccato di dover rispondere a domande su questioni che non esistono“. Parole che si aspetterebbero venire da un pericoloso e conservatore negazionista climatico piuttosto che dal primo cittadino di Milano, roccaforte progressista e radical chic in Italia e in forza ad un partito che ha fatto della lotta ambientale uno dei suoi punti fondamentali.
Il fanatismo green si scontra con le sue conseguenze
Il cortocircuito ideologico della “follia green” si mostra così in tutta la sua essenza. La retorica colpevolista di chi millanta la fine del mondo a causa del cambiamento climatico, denunciando l’ostruzionismo di un’assurda “coalizione ultranazionalista contro la transizione ecologica”, si scontra con le conseguenze dello stesso atteggiamento allarmista di alcuni enti privati legati a ricerche ambientali. Così facendo viene a galla l’inconsistenza più assoluta della fanatica propaganda “gretina” che nulla ha che fare con la verità scientifica.
Andrea Grieco