Roma, 10 feb – Qualche giorno fa in commissione Affari costituzionali alla Camera la maggioranza ho provato a far passare un provvedimento per revocare l’onorificenza al maresciallo Josip Broz Tito, trovando però l’ostruzionismo del Partito democratico.
Il provvedimento per revocare l’onorificenza a Tito
Quello del dittatore comunista Tito e l’Italia è uno strano paradosso: da una parte il nostro Paese ha istituito, seppur tardivamente, il Giorno del Ricordo per tenere viva la memoria dei tanti nostri connazionali che hanno subito la tragedia delle Foibe e dell’Esodo Giuliano-Dalmata, dall’altra il responsabile di quelle atrocità gode addirittura del titolo di cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, conferitogli nel 1969 dall’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. In altre parole, si ricordano le vittime ma allo stesso tempo il carnefice viene addirittura premiato. Una stortura evidente a cui voleva mettere fine il ddl per la modifica delle norme sulla revoca delle onorificenze dell’Ordine al merito della Repubblica italiana discusso mercoledì in commissione Affari costituzionali alla Camera. Andando a modificare la normativa attuale, il provvedimento mira a creare le basi legislative per poter togliere a Tito l’onorificenza di cui è insignito. Tuttavia il Pd ha bloccato tutto facendo rimandare la votazione.
L’ostruzionismo del Pd e le reazioni della maggioranza
“Sono allibito. C’è stata un’alzata di scudi del tutto incomprensibile da parte delle opposizioni di sinistra con argomentazioni del tutto pretestuose per rallentare la discussione”, commenta così quanto accaduto il deputato di Fratelli d’Italia e relatore del ddl Alessandro Urzì. E aggiunge: “Stiamo parlando di un provvedimento per la revoca dell’onorificenza a un dittatore e tutto ciò avviene, peraltro, alla vigilia della Giornata del Ricordo, che vorrebbe l’Italia intera unirsi nella memoria dolorosa e porre un argine di fronte alle tentazioni giustificazioniste”. Il Pd prova a schernirsi parlando di vizio di forma, con il parlamentare Gianni Cuperlo che spiega come “non c’é un’obiezione preventiva sul merito” e “l’articolato non cita il caso specifico di Tito” il quale viene invece citato nella relazione introduttiva. Di tutt’altro avviso il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli che attacca: “A pochi giorni dal Giorno del Ricordo il Partito Democratico si macchia di negazionismo e svela la sua natura: il deputato Cuperlo si oppone alla revoca dell’onorificenza appellandosi a motivi generici e strumentali”. E incalza: “È di tutta evidenza che il Pd prosegue nella difesa della memoria del maresciallo Tito e della dittatura comunista, nonostante le sue gravissime responsabilità sulla uccisione e martirizzazione degli italiani infoibati e sulla loro espulsione dall’Istria e dalla Dalmazia”.
Michele Iozzino