Roma, 5 feb – Fino ad oggi su queste pagine l’abbiamo definita quello che sarebbe sempre stata: una riformina. Da appoggiare in ogni caso, allo scopo di smuovere il maledetto rapporto tossico tra governo e parlamento e indirizzare a una maggiore stabilità – fosse anche solo “culturale” – le fragilissime istituzioni italiane. Ma ora il premierato, alla luce degli ultimi accordi sulla riforma in maggioranza, forse spinge su un elemento di decisivo cambiamento che – sebbene non sia gigantesco – potrebbe favorire una stabilità perfino sostanziale. Vediamo perché.
Premierato, la riforma leggera…
Fino ad oggi, diciamolo pure, era una banalissima elezione diretta del presidente del Consiglio. Assaltata dai demoni schizzati della sinistra in modi che non lasciano sperare nell’intelligenza umana, come i soliti “deriva autoritaria”, “mai una persona sola al comando”, “difendiamo la Costituzione” eccetera. Di fatto, il testo non toccava minimamente i poteri del presidente del Consiglio ma soltanto la sua elezione diretta. Con la possibilità di un “secondo sostituto” in caso di caduta del governo. Un impianto, insomma, leggero. Il che, intendiamoci, va già bene: anche solo culturalmente, promuovere l’elezione diretta del capo del governo significa, se non attribuirgli maggiori poteri effettivi, se non altro dargli un’importanza maggiore a livello mediatico che può anche favorire leggermente una propensione maggiore alla stabilità. Meglio di niente, non fa nessun danno: non c’è motivo razionale per non approvarla.
…che ora potrebbe diventare un po’ più concreta
Sul fronte della sostanzialità un piccolo passo avanti potrebbe avvenire alla luce degli ultimi aggiornamenti sul ddl premieato proprio sul tema del “secondo sostituto premier” in caso di caduta del governo. Che fino a ieri era nominato dal presidente della Repubblica esattamente come avviene oggi, dunque rendendo l’elezione popolare vincolante solo per il primo capo del governo eletto. Da oggi, a quanto pare, l’eventuale caduta dell’esecutivo in carica potrebbe portare direttamente alle urne, salvo casi eccezionali. Il che, oggettivamente, soffocherebbe di molto la tendenza ai ribaltoni e alle “legislature non elette” salvo il primo esecutivo che entra in carica. Secondo quanto si legge, un “premier di riserva” potrà essere nominato solo “nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza”. Sarebbe un bel passo avanti. Sempre piccolo, sia chiaro, ma di buona fattura.
Stelio Fergola