Roma, 22 gen – Il Mar Rosso e la sua crisi potrebbero scatenare una nuova inflazione. Questo, per ovvi motivi di crescita nel trasporto delle merci. La guerra tra Usa-Gran Bretagna e Houthi si sta rivelando un problema tutt’altro che da sottovalutare, come se non bastasse già, in generale, l’escalation bellica che si registra nel “triangolo mediorientale”. Vediamo perché.
Il Mar Rosso, l’inflazione e le preoccupazioni di Roma, Parigi e Berlino
Come riporta l’Ansa, ad essere preoccupate sono principalmente Italia, Francia e Germania. Le quali, non a caso, lo mettono addirittura su carta e scrivono in un documento che presenteranno oggi al Consiglio Affari Esteri quanto segue: “Data la gravità della situazione attuale e i nostri interessi geostrategici, è importante che l’Ue dimostri la sua volontà e le sue capacità di agire come attore di sicurezza globale, anche nel settore marittimo. La missione sarà in linea con la Convenzione Onu sul diritti del mare e sarà difensiva”. L’invito all’Alto Rappresentante è “a mettere in atto tutti i possibili sforzi diplomatici per assicurare che il mandato e le attività dell’operazione Aspides godano del massimo grado di comprensione possibile nella regione e oltre. Da un punto di vista operativo, i firmatari del presente documento invitano gli altri Stati membri a considerare favorevolmente la loro partecipazione, con mezzi navali o contributi di personale, ad Aspides come segno tangibile di sostegno all’obiettivo politico comune di proteggere la libertà di navigazione e di sostenere il diritto internazionale”. Inoltre, “l’operazione potrebbe essere lanciata in applicazione dell’art. 44 del Tue, se necessari”, perché “il Consiglio può affidare l’esecuzione di un compito a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e che dispongono delle capacità necessarie per svolgere tale compito”.
Il rischio di una nuova esplosione dei prezzi
Dobbiamo preoccuparci perché per il Mar Rosso passano un’infinità di navi merci che dall’aumento del costo dei trasporti potrebbero generare una nuova bolla inflattiva non così dissimile da quella accusata – soprattutto per materie prime e carburanti – per i blocchi sul Mar Nero conseguenti allo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia. Anche qui c’è una guerra in corso, ed è tra i gruppi miliziani degli Houthi e il duo “sempreverde” Washington-Londra dall’altro. Con l’importante “base ideologica” di Israele, vero bersaglio dei miliziani ma ovviamente in grado di scatenare reazioni a catena difficilmente gestibili. Il documento del “trio europeo” del resto, non può avere torto quando scrive che “le continue tensioni nell’area rischiano di ripercuotersi negativamente sull’economia globale, causando un aumento dei costi di trasporto e dei tempi di consegna delle merci. Se prolungata, potrebbe avere potenziali effetti destabilizzanti su alcuni Paesi, come l’Egitto, il cui bilancio dipende in gran parte dalle entrate provenienti dai transiti attraverso il Canale di Suez (l’Egitto ha incassato circa 8,6 miliardi di euro nell’anno fiscale 2022-2023)”.
Aurelio Del Monte