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Con la firma di Mattarella, il premierato è ufficialmente partito: le tappe

by Aurelio Del Monte
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premierato meloni

Roma, 16 nov – Parte la corsa del premierato, la “madre delle riforme” per usare le parole del presidente del Consiglio Giorgia Meloni ma non per eseguire un’analisi sostanziale di un cambiamento che è – a tutti gli effetti – estremamente leggero, sebbene di interesse politico prioritario. Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha infatti firmato il ddl dedicato.

Il premierato comincia la sua corsa…

Con la firma del ddl del presidente della Repubblica, il premierato inizia la sua corsa verso la speranza di approvazione. Una corsa che comincerà già lunedì prossimo in Senato. Prima le audizioni, come quella del giurista Sabino Cassese. Poi si proseguirà con il presidente degli Affari costituzionali di Palazzo Madama, Alberto Balboni (Fdi). L’obiettivo è superare il Senato entro due mesi, per poi procedere con la Camera e riuscire ad approvarlo prima delle elezioni europee del 9 giugno 2024.

…chissà se sarà la volta buona

Lo abbiamo detto in più salse: il premierato promosso dalla Meloni è abbastanza finto, per non dire che lo sia del tutto. Non c’è alcuna modifica ai reali poteri tra le istituzioni (nella fattispecie, nei rapporti tra capo dello Stato e capo del Governo). Ciò non toglie che l’elezione diretta del premier sia comunque un lieve cambiamento, utile a smuovere un assetto costituzionale che non solo “ha fatto il suo tempo”, ma che in realtà non ha mai funzionato, neanche alle origini, anche se molti non se ne accorsero, durante la cosidetta “prima repubblica”, in virtù della stabilità assoluta del principale partito di governo, la Dc, durata quasi cinquant’anni. Una minima modifica è nel fatto che il presidente della Repubblica ovviamente non potrà a sua discrezione scegliere il premier dopo le elezioni, dal momento che verrà scelto direttamente dai cittadini. Ma in termini di competenze e responsabilità siamo assolutamente sullo stesso piano precedente. In ogni caso, in un Paese che ha bocciato solo le riforme di cambiamento costituzionale non c’è motivo per non approvare dei “pezzetti” come quello proposto dal governo attuale, che per lo meno comincia a spostare l’asse sull’idea di un premier legittimato dal voto popolare.

Aurelio Del Monte

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