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La fonderia che può cambiare i destini del Congo

by La Redazione
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Congo cobalto

Roma, 12 nov – La Repubblica Democratica del Congo produce il 70% del cobalto consumato nel mondo. È uno dei tre piu’ grossi produttori di rame, ma questi minerali sono estratti principalmente da minatori artigianali che lavorano in condizioni disumane e guadagnano poco dal loro lavoro visto che questi minerali sono lavorati altrove.

Il Congo e i minerali

Questo problema ha attirato l’attenzione dei politici congolesi i quali vogliono che questi minerali vengano lavorati nello stesso Congo così da ottenere maggiori benefici economici visto che la vendita di rame e cobalto lavorati rende molto di più rispetto a quella in forma grezza. Per raggiungere questo obiettivo il governo congolese ha raggiunto un accordo con la societa’ congolese Buenassa per costruire una fonderia dal costo di 350 milioni di dollari allo scopo di processare il cobalto estratto dai minatori artigianali. Oltre ciò, collaborerà con la societa’ statale congolese Entreprise General du Cobalt che ha il monopolio dell’acquisto del minerale.

La produzione

Una volta costruita questa fonderia prevede di produrre 30mila tonnellate di catodi di rame e cinquemila tonnellate di idrossido di cobalto ma in futuro potrebbe aumentare notevolmente la produzione di questi minerali lavorati.

La costruzione di questa fonderia non è un caso isolato, ma fa parte di un piano più ampio che prevede la lavorazione in loco di tutti i minerali estratti. Non a caso il governo della Repubblica Democratica del Congo ha firmato un accordo con lo Zambia per costruire una fabbrica di batterie elettriche realizzate coi minerali estratti nei due paesi, al fine di aggiungere valore alla catena di produzione e ottenere maggiori benefici economici.

C’è un aspetto importante riguardo a questo progetto, legato al fatto che questa fonderia non verrà costruita e gestita da aziende cinesi ma da Eddy Kioni, un imprenditore congolese, il quale verra’ affiancato dalla società di consulenza americana Delphos International e questo non e’ casuale ma riflette il desiderio di Kinshasa di ridurre la sua dipendenza dalla Cina.

Giuseppe De Santis

 

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