Roma, 9 nov – Si alza la tensione in Spagna: la scorsa notte a Madrid imponenti manifestazioni hanno sfilato contro la decisione del governo di concedere l’amnistia agli organizzatori del Referendum del 2017 per l’indipendenza della Catalogna. La polizia ha usato proiettili di gomma e fumogeni per disperdere i manifestanti dopo che avevano cercato di oltrepassare le barriere attorno alla sede del Partito Socialista.
Madrid ribolle di rabbia
L’amnistia è una delle condizioni poste dal partito indipendentista catalano di centrodestra Junts por Catalunya per offrire il suo sostegno al primo ministro uscente Pedro Sánchez (PSOE), per la formazione di un nuovo governo. Per formare un nuovo governo sono necessari i voti di almeno 176 parlamentari, ossia la metà più uno dei 350 membri del Congresso: al momento Sánchez può contare sui 121 voti dei deputati del suo partito, e su quelli degli altri partiti di centrosinistra, come Sumar, e di altri piccoli partiti baschi e catalani. Per raggiungere la maggioranza però il PSOE ha bisogno anche dei voti di Junts, guidato da Carles Puigdemont, che dopo le elezioni si è sorprendentemente ritrovato in un ruolo decisivo per determinare la formazione del governo. Ora sembra che dopo circa due mesi i negoziati siano quasi conclusi. La data ultima per formare un nuovo governo è il 27 novembre, altrimenti si tornerà a votare. Fra i manifestanti – che secondo il governo erano circa 3.800, c’era anche Santiago Abascal, leader del partito di estrema destra Vox, che aveva già partecipato a manifestazioni simili nelle ultime settimane.
Sergio Filacchioni