Roma, 22 ott – La narrativa su Israele ci racconta la storia romantica di una terra promessa, del mondo che si accorge di un’ingiustizia e assegna quella terra al movimento sionista, del nascere di una democrazia, unico esemplare, nel bel mezzo delle autocrazie arabe, di uno Stato severo ma giusto che porta la civiltà in mezzo a dei beduini.
Prima di cominciare, sgombriamo il campo da ogni terribile equivoco: “Se ammazzano il mio bambino non posso rivalermi ammazzando il suo bambino”. Se hanno ammazzato dei bambini palestinesi in otto anni di bombardamenti su Gaza e altre azioni in Cisgiordania, non posso rivalermi sui bambini dei sionisti rapiti nei kibbutz. Quindi nessuna logica da occhio per occhio in questa analisi. Detto ciò vediamo da dove nascono prepotenza e esasperazione.
Churchill, Stalin, Mao e gli Usa si accordano
Lo stato di Israele nasce nel novembre 1947 da un accordo tra le potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale, alle quali si accoda la Cina di Mao. Così, alla faccia dell’autodeterminazione dei popoli, nel 1947 il 56% della Palestina viene assegnato ai sionisti che intanto, con un segnale coordinato, erano massicciamente affluiti in quelle terre da ogni parte del mondo. Nonostante il confluire massiccio, i sionisti restavano il 37% della nuova popolazione, mentre il 63% di palestinesi, lì da sempre residenti, ora si dovevano accontentare del 44% delle terre.
Guarda caso, ai sionisti vengono anche assegnate le terre più fertili. Direte, i sionisti cercheranno un modus vivendi amichevole con la popolazione palestinese preesistente? Certo che no, infatti ne cacciano subito 370.000, i primi profughi. I palestinesi che abitavano la Palestina nel 1947 erano 1.380.000, quindi il 27% di quella gente viene subito cacciato dalle proprie case. Nascono così i primi profughi, nonostante la risoluzione dell’Onu prevedesse esplicitamente dei territori misti palestinesi-sionisti, e nasce lo Stato dei prepotenti.
Perché Stalin e Mao si accordarono con Usa e Gran Bretagna? Intanto perché, pur con leggere schermaglie, continuava la luna di miele tra i vincitori del fascismo e la Guerra fredda doveva ancora cominciare, e Stalin avrebbe avuto la sua bomba atomica solo due anni dopo, nel 1949. Poi, davvero vogliamo credere alla buona fede di due sterminatori di popoli tramite le carestie programmate, quali Stalin e Mao?
La tattica di rubare territori tramite coloni
Ai sionisti non basta il 56% dei territori assegnati nel 1947, questi israeliani hanno l’evidente progetto di conquistare tutta la Palestina un pezzo alla volta. La tattica è da subito quella di creare nuovi insediamenti di coloni che si appropriano di nuove terre, tanto quanto farebbe una famiglia di rom che entra nella casa popolare che la vecchietta ha dovuto momentaneamente lasciare per un ricovero in ospedale. Arrivano è nessuno li può più mandare via.
Ancora oggi i sionisti si stanno impossessando della Cisgiordania, altrimenti detta West Bank, tramite nuovi e continui insediamenti di coloni (144 nel 2023) armati fino ai denti, protetti dai carri armati che avanzano di continuo la loro linea d’azione.
Demografia e democrazia, il grande imbroglio
I sionisti hanno subito reso chiaro che Israele è uno Stato ebraico, ovvero dove i 120 membri del parlamento devono essere a stragrande maggioranza ebrei. Oggi sono 114 i parlamentari di partiti ebraici contro i 6 nominati dai palestinesi residenti. E’ esattamente come lo vogliono.
Come si ottiene tutto ciò, pur facendo finta che ci sia la democrazia? Sono così pochi i palestinesi?
Abbiamo già incontrato i tre sistemi adottati dai sionisti:
- Far confluire quanti più sionisti possibili in Palestina
- Cacciare i palestinesi fuori dai confini di Israele (creando profughi)
- Estendere le elezioni comuni palestinesi-sionisti solo dopo la cacciata dei palestinesi (Cisgiordania)
Così nessuno pensa che in Israele non ci sia la democrazia.
Premettiamo che i sionisti non possono crescere come popolazione grazie al proselitismo religioso in quanto l’ebraismo è una religione rigidamente matrilineare. Ovvero, se non nasci da una madre ebrea, non sei ebreo. D’altra parte le donne dei sionisti hanno già un indice di fecondità media pari a 3,13 figli per donna, contro 2,85 figli per donna per le palestinesi. E quindi fanno già uno sforzo notevole.
Ma i numeri sono ancora estremamente pericolosi per il sionismo. Vediamoli.
Quanto sono democratici in Israele
La democrazia col sionismo funziona così: “Ti lascio votare solo se sono sicuro di stravincere io, altrimenti niente”.
Dai numeri riportati sotto si capisce subito il perché i rifugiati palestinesi non possono tornare nelle loro case, il perché è stata creata la striscia di Gaza, dove in un territorio grande come un decimo della Valle d’Aosta sono state stipate 2.420.000 di persone e il perché non si vota con elezioni ad etnie miste in Cisgiordania.
- 9.364.000 Abitanti totali in Israele (2022)
- (1.916.000) Dei quali, palestinesi residenti in Israele
- 7.448.000 Ebrei totali in Israele
- 1.916.000 Palestinesi in Israele (vedi sopra)
- 2.420.000 Palestinesi a Gaza
- 2.580.000 Palestinesi fuggiti a causa delle guerre in Libano, in Siria, in Giordania, etc.
- 2.163.000 Palestinesi residenti in Cisgiordania (West Bank)
- 9.079.000 Palestinesi totali
Ci sono poi altri palestinesi sparsi nel mondo e sono altri 2.121.000 (non in campi profughi, es. in Kuwait) su 11.200.000 palestinesi totali nel mondo, e una parte di questi potrebbe voler tornare in Palestina aumentando il vantaggio elettorale dei palestinesi nei confronti dei sionisti.
Come si vede, già oggi ci sarebbero in Palestina almeno 9.079.000 palestinesi contro 7.448.000 sionisti e già così è chiaro perché i palestinesi devono restare ben separati in differenti zone politiche della Palestina oppure rimanere cacciati nei campi profughi fuori dal perimetro elettorale di Israele, e tutto ciò per poter dire che c’è la democrazia in Israele.
Il teatrino dell’Onu
Come s’è visto lo Stato d’Israele è stato costituito grazie a un accordo tra Stalin, Churchill, Mao e gli Usa, ma, per dare meno l’idea della prepotenza, si è fatto finta di far passare la decisione come se fosse stata presa a maggioranza dall’Onu.
Così il 29 Novembre del 1947 è stata votata la risoluzione n°181 con la quale l’Onu stabiliva quali territori della Palestina sarebbero stati assegnati a Israele, con Gerusalemme come zona franca internazionale. Con 33 sì, 13 no e 10 astenuti.
Sono passati 76 anni da allora e i sionisti si sono impossessati del 100% dei territori e adesso stanno assaltando da anni la Cisgiordania. Sembra una comica, ma la prima, la 181, fu l’unica risoluzione dell’Onu rispettata dai sionisti. Poi ce ne sono state altre 70, tutte numerate e tutte con una data (disponibili sul web), e, stavolta, tutte a sfavore dei sionisti. Ma mai nessuna risoluzione fu più rispettata o fatta rispettare con la forza dai caschi blu dell’Onu.
In particolare, tra tutte, sono state sbertucciate anche due risoluzioni che imponevano il rientro dei profughi palestinesi nelle loro case:
- Assemblea Generale, risoluzione 194 (1947): i profughi palestinesi hanno il diritto di tornare alle loro case in Israele.
- Risoluzione 237 (1967): chiede con urgenza a Israele di consentire il ritorno dei profughi palestinesi nelle loro case.
Ma ora diciamolo pure, se i sionisti avessero accettato di far rientrare nelle loro case donne, vecchi e bambini scappati dalla guerra, come avrebbero fatto a lasciare il diritto di voto a tutti in Israele?
Carlo Maria Persano