Roma, 3 ott – Abbiamo intervistato Silvano Olmi, presidente del Comitato 10 Febbraio, in vista degli eventi che avranno luogo il 4 e 5 Ottobre, dedicati a Norma Cossetto, martire italiana uccisa dai partigiani titini nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943.
Intervista a Silvano Olmi
Quanto e perché è importante la figura di Norma Cossetto in merito alla vicenda delle Foibe?
Norma Cossetto era una studentessa che frequentava l’ultimo anno della Facoltà di Lettere all’Università di Padova e nel frattempo era anche un’insegnante nelle scuole medie dell’Istria. Secondo noi del Comitato 10 Febbraio è stata colpita in quanto figlia di un imprenditore agricolo e perché era professoressa che insegnava la lingua italiana e quindi gli slavi la vedevano come un pericolo per le loro mire politiche. I partigiani titini, cercavano in effetti di colpire tutte le figure italiane di spicco all’interno della comunità italiana, al fine di spaventare gli altri e costringerli a lasciare le terre dove vivevano da secoli.
Come mai, per molto tempo, la figura di Norma è stata nascosta e talvolta osteggiata?
Innanzitutto per parlare di foibe e di Esodo si è dovuto attendere il 2004 con l’approvazione della cosiddetta legge Menia, dal nome del suo autore, Roberto Menia. A tal proposito, il prossimo anno si celebrerà l’anniversario dei venti anni della legge che istituisce il Giorno del Ricordo che si celebra il 10 febbraio di ogni anno. Il silenzio su foibe ed esodo è dovuto a una serie di fattori. Il primo è che il despota jugoslavo Tito aveva rotto i rapporti con l’unione sovietica e la Nazione che guidava era tra quelle non allineate e veniva considerato un cuscinetto rispetto alla Cortina di Ferro. Quindi molti partiti italiani, inclusa la DC, non avevano interesse a parlare delle Foibe poiché l’argomento avrebbe potuto creare problematiche politici internazionali. Il secondo è che anche il PCI, formalmente all’opposizione, ma ben inserito nei giochi di potere del sottobosco politico, non voleva che si parlasse di questo argomento perché gli esuli dal confine orientale erano la testimonianza vivente del terrore che regnava ad Est.
Oltre alla drammatica storia di Norma, ci sono sviluppi inerenti gli scempi compiuti dai partigiani titini sulle donne esuli in quegli anni?
Sicuramente sappiamo che non c’è solo Norma. Leggendo le relazioni dei vigili del fuoco che hanno recuperato i cadaveri dal fondo delle foibe e le testimonianze, la maggior parte delle donne sono state violentate. Lo stupro di guerra è stato largamente impiegato nel mondo e in particolare in quei territori, anche nei conflitti degli anni ’90 dello scorso secolo. Norma rappresenta il simbolo di tutte le donne che purtroppo sono state violentate e stuprate dai partigiani e ancora oggi, in pace e in guerra, subiscono violenze.
Anni fa un’associazione partigiana sostenne che non ci fossero testimonianze sul modo in cui venne uccisa e da chi. In qualità di Presidente del Comitato 10 Febbraio, come Risponderesti a queste revisioni storiche? Ti confronteresti con queste persone?
Nell’archivio dello Stato Maggiore dell’Esercito di Roma ci sono i rapporti dei vigili del fuoco dell’epoca che testimoniano il ritrovamento del cadavere di Norma, quindi queste asserzioni si rivelano nuovamente fuorvianti. Credo che certe persone vogliano usare l’ignoranza come strumento per offuscare la mente ella gente che purtroppo non conosce l’argomento. Il Comitato 10 Febbraio, così come le associazioni degli Esuli, sono sempre pronte a confrontarsi in dibattiti pubblici.
La “Cappa” che è calata su queste vicende, non ha consentito un dibattito sereno su quanto è accaduto al confine orientale d’Italia. Chiunque abbia parlato di questi argomenti, in passato, è stato spesso osteggiato o le sue posizioni fatte passare sotto silenzio. Il Comitato 10 Febbraio, piano piano, sta abbattendo questo muro di omertà e menzogne, affiancando le amministrazioni pubbliche e le scuole nel Giorno del Ricordo e preservando la memoria di Norma Cossetto con la manifestazione patriottica a lei dedicata. Chi giustifica le foibe e sminuisce l’esodo, lo fa accusando il Fascismo, senza sapere che l’Italia tornò in quelle terre nel 1918 dopo aver vinto la prima guerra mondiale, dunque prima dell’avvento al potere del movimento mussoliniano. Territori che, ci tengo a precisarlo, sono sempre stati italiani.
Il dittatore comunista Tito voleva cacciare non soltanto gli italiani, ma anche tutti coloro che cercavano di opporsi al suo criminale regime. Anche croati, sloveni e serbi anticomunisti sono stati perseguitati ed infoibati come i nostri connazionali. D’altronde le mire espansionistiche del maresciallo jugoslavo erano piuttosto ampie, puntava ad annettere il Friuli e addirittura l’Alto Adige.
Come e dove si svolgerà l’evento “Una Rosa per Norma” che avrà luogo nei giorni 4 e 5 Ottobre?
Quest’anno abbiamo iniziato il 30 settembre a Grosseto con una conferenza, ma utilizzeremo tutto il mese di ottobre per parlare di questo dramma in circa 400 città italiana ed estere. Non soltanto per ricordare l’80esimo anniversario della morte di Norma Cossetto, ma anche per dirigere il Focus sulla violenza nei confronti delle donne, sia in guerra che in “pace”. Ci saranno delle commemorazioni anche all’estero, a Dublino, Belfast, Melbourne, Londra e New York. Si tratta, per numero di città coinvolte, di uno dei più grandi eventi patriottici italiani. Le nostre manifestazioni consistono nel deporre una rosa a un monumento simbolo di ciascuna città, sia esso dedicato ai Caduti in guerra, agli esuli, agli infoibati o a Norma. Nel caso in cui non ci fosse un luogo pubblico intitolato alla Martire istriana, chiederemo alle amministrazioni comunali di sopperire a questa mancanza. Qualora qualcuno volesse organizzare l’evento nella propria città, è ancora in tempo e può contattarci scrivendo all’indirizzo unarosapernorma@gmail.com e noi lo ricontatteremo.
Gabriele Caramelli