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Polveri sottili in Italia: Legambiente evidenzia una situazione tutt’altro che rosea

by La Redazione
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Il recente report a cura di Legambiente denominato “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi” ha messo in evidenza una situazione tutt’altro che rosea per quel che riguarda la salubrità dell’aria nelle città italiane.

Cosa sono le polveri sottili e perché sono pericolose

Come noto, il principale nemico è rappresentato dalle polveri sottili, ovvero PM2,5 e PM10, sostanze estremamente piccole al punto da fluttuare nell’aria e da poter essere facilmente inalate.

Le polveri sottili possono derivare da varie tipologie di inquinamento, dal traffico cittadino, ad esempio, ma anche dal riscaldamento degli immobili, senza trascurare l’apporto, seppur marginale, di determinati fenomeni naturali, e possono essere molto pericolose per la salute.

La pericolosità delle polveri sottili è stata ampiamente dimostrata dalla scienza medica ed è legata proprio al fatto che queste sostanze, venendo inalate, si insinuano nei polmoni e possono così favorire l’insorgere di diversi tipi di patologie, anche di tipo tumorale.

È proprio per questo motivo, dunque, che le polveri sottili devono essere sempre tenute sotto controllo, sia per quel che riguarda ambienti specifici, in determinati contesti professionali, ad esempio, devono essere utilizzate strumentazioni specifiche come quelle proposte da Depureco per eliminarne ogni traccia, sia per quel che riguarda, più in generale, l’aria che viene respirata da tutti i cittadini in un determinato territorio.

Le statistiche relative alle città italiane

Come si diceva, purtroppo, la salubrità dell’aria nel nostro Paese non può dirsi affatto positiva, soprattutto per quel che riguarda determinate città.

Nel suo studio, infatti, Legambiente ha monitorato 95 città italiane, e ben 29 di esse hanno superato l’attuale limite normativo per quel che riguarda la presenza di PM10 nell’aria, ovvero un tetto massimo di 35 giorni annui di sforamento, da intendersi come superamento della media giornaliera di 50 microgrammi al metro cubo.

La situazione più critica è stata riscontrata a Torino, dove i giorni di sforamento sono stati ben 98 nell’arco del 2022, seguono Milano con 84, Asti con 79, Modena con 75, Padova e Venezia con 70.

Tutte queste città hanno almeno doppiato il tetto massimo di sforamenti consentito, si può ben immaginare, dunque, a che punto la loro condizione sia da considerarsi critica.

Il quadro risulta ancor più negativo laddove lo si consideri in prospettiva: considerando che dal 1 gennaio 2030 entreranno in vigore dei nuovi limiti a carattere comunitario per quel che riguarda la presenza di PM10 nell’aria, ad oggi appena 23 delle 95 città italiane monitorate risulterebbero in linea con i nuovi parametri.

Necessaria una rapida inversione di tendenza

Quelli evidenziati da Legambiente, dunque, sono dei dati che non possono essere trascurati e che indicano in modo chiaro come sia necessaria un’immediata inversione di tendenza.

Al di là di quali siano le soglie da rispettare, sia attuali che future, recuperare una maggiore salubrità dell’aria è assolutamente indispensabile per la nostra salute.

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