Roma, 4 lug – È di otto feriti – di cui due in gravi condizioni – il bilancio di quanto accaduto questa mattina per le strade di Tel Aviv, quando un uomo alla guida di un furgone ha investito i pedoni per poi scendere e aggredire i passanti armato di un coltello. L’assalitore è stato ucciso a colpi di pistola da un civile presente sul luogo. L’azione è una risposta ai violenti attacchi che le forze militari israeliane stanno conducendo contro il campo profughi di Jenin, in Cisgiordania.
L’attacco a Tel Aviv
La polizia israeliana parla di “attentato terroristico”, mentre per Hamas si tratta di una “eroica vendetta” e di una “prima risposta ai crimini dell’occupazione contro il nostro popolo a Jenin”. Secondo la ricostruzione del capo della polizia israeliano Yaacov Shabtai: “L’attentatore è arrivato a bordo di un furgone ed ha centrato una fermata dell’autobus e subito dopo ha cominciato ad accoltellare i passanti. È stato fermato dal coraggioso intervento di un civile”. L’uomo alla guida del furgone è stato identificato come Hassin Khalila, un uomo palestinese di 23 anni, originario di as-Samu, centro abitato nel sud della Cisgiordania, vicino Hebron, il quale sarebbe entrato in Israele con un permesso per avere un trattamento medico.
Una risposta alle operazioni militari israeliane a Jenin
Hazem Qassem, portavoce di Hamas, ha elogiato l’azione: “L’eroico attacco a Tel Aviv è la prima risposta ai crimini dell’occupazione contro il nostro popolo a Jenin. L’occupazione pagherà il prezzo per i suoi crimini contro Jenin. Lodiamo gli eroi del nostro popolo e i combattenti a Jenin”. Quella condotta dagli israeliani a Jenin, luogo dov’è situato un importante campo profughi, è una della più imponenti operazioni militari in Cisgiordania degli ultimi vent’anni e ha causato la morte di 10 palestinesi e di oltre 100 feriti secondo fonti palestinesi, mentre quelle israeliane parano di 8 morti e circa 80 feriti.
Michele Iozzino
1 commento
Mah…Per eguagliare la carneficina criminale che gli israeliani compiono quotidianamente contro i palestinesi, anche duemila “attacchi” come questo piccolo incidente non sono sufficienti per definirla una “risposta” equa.