Bruxelles, 28 giu – Si chiude con un nulla di fatto l’ennesimo eurogruppo chiamato ad affrontare la crisi della Grecia. Non si tratta però del classico rinvio a data da destinarsi, come da mesi a questa parte. Il tempo dei bluff e dell’alzo dell’asticella per giocarsi la posta in gioco è ormai agli sgoccioli.
Cos’è successo? Prima della riunione dei ministri delle finanze, Tsipras aveva lanciato la proposta di indire un referendum sull’estensione del piano di aiuti. Referendum che per motivi tecnici non può tenersi prima del fine settimana del 4-5 luglio. Il problema è che al 30 giugno è previsto un pagamento al Fondo monetario internazionale per 1.6 miliardi, che al momento Atene non può permettersi di effettuare. Senza estensione rapida del piano di aiuti, il paese andrà così in default nei confronti dell’ente guidato da Chrstine Lagarde, facendo scattare un più che probabile effetto domino sui mercati. Da qui al default complessivo, il passo è breve.
Nell’incastro di scadenze è sorta la richiesta di estendere il programma di salvataggio di qualche settimana. Dalle istituzioni europee è arrivato un no, quanto è bastato perché i negoziatori greci abbandonassero il tavolo delle trattative.
Il tempo stringe, ma la frattura non sembra insanabile. “Continueremo a lavorare con la Grecia, ma se il governo seguirà il percorso che ha delineato il programma di aiuti finirà Se la Grecia dovesse chiedere nuovi aiuti siamo pronti a fornire supporto”, ha spiegato il presidente dell’eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. L’impressione, contrapposta a quella di ottimismo di tutti questi mesi passati, è tuttavia che si sia ormai ai ferri corti. Tsipras rassicura di avere liquidità per far fronte (scadenze verso il Fmi escluse) ai pagamenti per qualche settimana, mentre la Bce dovrà valutare il piano di liquidità di emergenza ela, che in questi giorni sta sopperendo alla corsa ai bancomat da parte dei cittadini di tutto il paese.
Intanto, il parlamento di Atene ha dato il via libera al referendum con una curiosa maggioranza: hanno votato a favore i deputati di Syriza e di Alba Dorata mentre hanno espresso voto contrario tutti gli altri partiti, comunisti compresi.
Filippo Burla