Roma, 25 mag – Dopo averci fatto divertire nei due incroci di campionato – sette reti al Franchi, tante occasioni da gol anche in quel di Milano – Inter e Fiorentina, regine delle competizioni infrasettimanali, sono tornate a sfidarsi per conquistare la sempre più rivalutata coppa nazionale. Nella bella cornice di uno Stadio Olimpico tutto esaurito (metà viola, metà nerazzurro: stupende entrambe le coreografie) è stata la compagine meneghina, detentrice della competizione, ad avere la meglio. Nono titolo per l’undici dello specialista Simone Inzaghi – al sesto successo personale tra campo e panchina. Ottima prova dei toscani che invece rimandano la possibilità di alzare una coppa – e contestualmente ottenere la qualificazione alla prossima Europa League – al 7 giugno, giorno in cui contenderanno ai martelli del West Ham la Conference.
Italiano con Cabral, Inzaghi sceglie Dzeko
Nessuna sorpresa nei ventidue protagonisti iniziali di questa finale numero settantasei. La Fiorentina – formalmente squadra ospitante – scende in campo con la storica casacca viola, Inter nella rivedibile versione mappamondo. Italiano opta per l’ormai consolidato 4-2-3-1 con Quarta a fianco di Milenkovic nel pacchetto arretrato e Cabral davanti. Bonaventura, decisivo nell’ultimo precedente, funge da vertice alto rispetto alla linea mediana formata da Castrovilli e Amrabat.
Per l’Inter 3-5-2 d’ordinanza: confermata la difesa all’italiana (Darmian, Acerbi, Bastoni), in attacco Dzeko – preferito al comunque in forma Lukaku – fa coppia con Lautaro. Capitan Handanovic si riprende per l’occasione la titolarità della porta.
Fiorentina-Inter 1-2: la prima frazione
Pronti via e la Fiorentina passa. Ikone riceve al limite e serve a Nico Gonzalez il suggerimento per l’1-0. La Fiesole in formato trasferta di massa alza i decibel, il Biscione colpito a freddo fraseggia al piccolo trotto faticando ad forzare le giocate. I toscani pur senza sbilanciarsi arrivano diverse volte al tiro. Minuto ventiquattro, squillo Inter: Lautaro manda in porta il collega bosniaco, il quale però spara alto. Nonostante il pericolo scampato l’inerzia cambia: le distanze improvvisamente si allungano e Brozovic alla mezz’ora pesca il numero dieci argentino. Destro a incrociare che pareggia i conti. Pochi giri di lancette, Barella scodella un pallone in piena area che ancora lo stesso campione del mondo – in girata – trasforma nel sorpasso.
Coppa Italia, il secondo tempo della finale
Il ribaltone permette a Darmian e soci di chiudere gli spazi con una serrata linea a cinque. Come nel primo tempo la Fiorentina riparte all’attacco: ci provano – senza fortuna – Castrovilli, Biraghi (da fermo) e Cabral. L’Inter ora gioca di rimessa, ma solo qualche errore in uscita dei viola permette ai milanesi di alleggerire la pressione. Ci prova, di forza, il neo entrato Lukaku: è il preludio alla girandola dei cambi che porta Italiano a schierare un neanche tanto mascherato 4-2-4. Gonzalez e Jovic scaldano i guantoni di Handanovic, dalla parte opposta Gosens a quindici dal termine si divora il gol che chiuderebbe ogni discorso. È assedio viola, la difesa nerazzurra sbanda pericolosamente ma regge fino al triplice fischio di Irrati.
Prima dello scoglio più grande (leggere alla voce Manchester City) la Beneamata si conferma, pur soffrendo tremendamente, squadra da gara secca. I gigliati non alzano un trofeo da inizio millennio, dai tempi di Toldo, Rui Costa ed Enrico Chiesa (ultima finale giocata invece nel maggio 2014): fisiologico l’aver pagato qualcosa a livello mentale, soprattutto dopo il momentaneo pareggio di Lautaro. Sconfitta formativa, esperienza che sicuramente servirà alla Viola per gestire al meglio le imminenti tensioni europee.
Finisce così Fiorentina-Inter: torneranno sicuramente protagoniste nel 2024 quando in Supercoppa troveranno sulla loro strada Napoli e (con ogni probabilità) Lazio. Ci sarà tempo per pensarci, adesso abbiamo un appuntamento con la storia. Anzi, tre.
Marco Battistini