Roma, 26 giu – Nel quadro delle convenzioni delle Nazioni Unite sul diritto del mare, l’Italia ha attivato oggi l’arbitrato internazionale per il caso che coinvolge da tempo i nostri marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. La decisione avviene al termine dell’infruttoso negoziato con l’India. E’ proprio l’impossibilità di arrivare a una soluzione condivisa, ha spiegato la Farnesina, a spingere il nostro Paese verso questo passo.
Ma cosa chiederà l’Italia in sede internazionale? Innanzitutto, e come provvedimento immediato in attesa della definizione dell’iter, la permanenza di Latorre in Italia e il rientro in patria del marò ancora trattenuto in India, Salvatore Girone.
Poco dopo la comunicazione ministeriale, è giunto anche un messaggio di soddisfazione dello stesso Girone nella sua pagina Facebook.
La Lega Nord è intervenuta a commento della vicenda sottolineando come questa soluzione per superare l’empasse indiano fosse stata già prospettata nel 2013. “A oltre tre anni dall’ingiusta detenzione di Latorre e Girone – sottolinea il deputato del Carroccio Gianluca Pini – emerge tutta l’inconsistenza del governo Renzi, che sconta un’immagine cialtronesca sul piano internazionale e la palese incapacità a trovare soluzioni concrete al caso. In questi anni l’Italia ha assunto la presidenza del consiglio Ue e ha espresso l’alto rappresentante della politica estera (figura tanto prestigiosa quanto inutile), ciononostante il governo non è riuscito a ottenere alcun risultato reale, nè alcun sostegno concreto in sede europea, per riportare a casa i nostri marò.
Dal canto suo Simone Di Stefano, leader di Sovranità, già in un’intervista dello scorso Maggio aveva definito questa soluzione come sicuramente tardiva, “poiché l’arbitrato andava fatto tanto tempo fa e doveva essere accompagnato da una rottura, da un incidente diplomatico”.
Cristiano Coccanari