Roma, 13 maggio – Trecentosessanta minuti ancora da giocare, dodici punti a disposizione e almeno quattro squadre ancora pericolanti. Con la Sampdoria che lunedì ha mestamente salutato la massima serie, in fondo alla classifica rimangono ancora da decidere due retrocessioni. Dalla Cremonese, penultima a quota 24 fino al Lecce (32, ma i giallorossi hanno già giocato ieri sera contro la Lazio, beffardo pareggio per 2-2) tutto può ancora succedere. In mezzo un Verona (30) che nelle ultime settimane ha iniziato a correre e lo Spezia dal passo incerto: i bianconeri hanno 27 mattoncini. Ma andiamo nel dettaglio.
Cremonese, missione impossibile
Iniziamo la nostra disamina dalla compagine grigiorossa. Gli uomini di Ballardini – subentrato a fine girone d’andata all’esordiente Alvini – hanno avuto un impatto traumatico con la massima serie. A secco di vittorie fino alla seconda metà di febbraio, la Cremonese ha sicuramente scontato la mancanza d’esperienza in molti dei suoi giocatori. Una rosa “povera” (il valore di mercato di tutto il gruppo non arriva a settanta milioni) che – al di là dei propri limiti – ha sempre onorato la causa. A parte le imbarcate di inizio stagione subite contro Lazio e Napoli, Carnesecchi e soci non hanno mai completamente sfigurato. Anzi, rimane il rammarico per qualche punto sfumato (vedi le recenti gare contro Milan e soprattutto Hellas) che avrebbe dato un volto diverso alla classifica. Sei lunghezze da recuperare sugli scaligeri sono tante: il fatto di dover ancora sfidare Juventus e Lazio di certo non porta ottimismo.
Spezia con l’acqua alla gola
Nonostante un buon avvio e sebbene si sia sempre ritrovata (appena) al di sopra della linea rossa – almeno fino a domenica sera – a La Spezia ora il mare inizia ad ingrossarsi pericolosamente. Anche per gli aquilotti due partite contro compagini d’alta classifica complicano il percorso. Il Milan (nel tardo pomeriggio) e la Roma – nei novanta conclusivi – non possono fare sconti. Ergo, serviranno altrettante imprese per strappare almeno un pareggio. Domenica prossima all’ora di pranzo poi gara da dentro o fuori sul campo del Lecce, in una partita che varrà quanto il resto della stagione. Più abbordabile invece l’impegno con il Torino in programma alla penultima.
Lecce, un arrivo con il fiatone
A livello di classifica chi sta meglio delle quattro è sicuramente il Lecce. Il problema per i salentini è che le belle notizie si esauriscono qui. Certo, i cinque punti di vantaggio sui liguri sono – per ora – un discreto margine. Ma l’aver vinto una sola volta – e perso in nove occasioni – nelle ultime dodici gare non può far dormire sonni tranquilli al tecnico Baroni. Dopo il beffardo pareggio di Roma, il sopracitato scontro diretto. Monza in trasferta e Bologna al Via del Mare – entrambe non hanno più nulla da chiedere – chiuderanno il campionato giallorosso in maniera (forse) più morbida.
Il Verona ha cambiato marcia
Buon momento infine per il Verona. Gli scaligeri da aprile in avanti hanno decisamente cambiato marcia: figuraccia casalinga contro l’Inter a parte (citando Boskov “meglio perdere una partita 6-0 che sei partite 1-0”) l’Hellas nell’ultimo mese ha infilato tre fondamentali vittorie. Dopo un’annata difficile – in autunno dieci sconfitte consecutive – i butei entrano nella fase più calda del torneo con la giusta gamba. Torino, Atalanta a Bergamo, Empoli e Milan in quel di San Siro: calendario difficile, da affrontare con la testa collegata. Cali di concentrazione – vedi sopra – potrebbero non far rima con permanenza in massima serie. E a questo punto, dopo tanta fatica, sarebbe davvero un peccato…
Marco Battistini
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