Venezia, 25 giu – Dopo averlo ribadito durante la campagna elettorale, ieri il sindaco di Venezia, probabilmente complice anche la manifestazione dello scorso sabato a Roma contro l’insegnamento Gender, ha annunciato e attuato il ritiro dei libri con tematiche al gender. Secondo il sindaco, quei libri introdotti con non pochi clamori mediatici, più di un anno e mezzo fa dalla giunta Orsoni, oltre a non essere opportuni, non devono essere imposti ai bambini e soprattutto non devono essere imposti nelle scuole. Per Brugnaro sono “materie da lasciare ai loro genitori” perché “l’educazione in questo campo compete alle famiglie”.
Facciamo un passo indietro. Al centro della polemica ci sono in totale 1098 libri di favole acquistati all’inizio del 2014: 36 titoli diversi per la scuola per l’infanzia e dieci per i nidi. Questo materiale è stato acquistato per ordine dell’allora delegata del sindaco ai Diritti civili e alla lotta per le discriminazioni, Camilla Seibezzi, per una spesa di circa 10 mila euro. Le fiabe, attraverso storie di animali umanizzati e tramite disegni, introducevano il tema delle famiglie omogenitoriali, ma anche alle differenze religiose o di nazionalità. La stessa giunta sembrò perplessa tanto che i libri rimasero per mesi inutilizzati. Una volta diffusi, la loro lettura venne lasciata alla discrezionalità delle maestre.
Il sindaco Luigi Brugnaro con un semplice ordine agli uffici ha azzerato il lavoro sulle differenze di genere iniziato e portato avanti dalla giunta Orsoni riportandolo alla sfera dell’educazione privata e non pubblica e dando fede a quanto promesso in campagna elettorale.
“A casa propria – ha dichiarato il sindaco di Venezia – ognuno può fare quello che vuole”, i genitori “nelle case si possono far chiamare papà 1 e papà 2”, ma per quanto riguarda la scuola “io devo pensare alla maggioranza che si chiamano mamma e papà”. Via dunque i libri di favole arcobaleno, che comunque «resteranno nelle biblioteche», ha spiegato Brugnaro. “Sono per la massima integrazione di tutti i bambini ma sono i genitori ad occuparsi della loro educazione”.
Tempestiva la replica rabbiosa della stessa Seibezzi: “Il sindaco si comporta come se fosse uscito dalle pagine di un rotocalco degli anni Quaranta”, dice l’ex consigliera comunale di ultrasinistra, che contro Brugnaro si è anche candidata alle ultime elezioni, proprio cavalcando il tema dei “diritti” e non ha raggiungendo neanche l’1 per cento dei voti. “Il progetto è sostenuto da numerose università e 70 amministrazioni”, prosegue.
Ma il sindaco è irremovibile sulla sua posizione. Sostiene infatti che “A un bambino non puoi chiedere di fare queste cosa qua. I genitori poi sono liberi di fare le loro scelte. Parlarne è possibile nei convegni, negli ambiti della cultura. Poi la libertà di scelta degli adulti deve essere massima. Il bambino deve trovarsi a scuola in un ambiente sereno e tranquillo” .
Marta Stentella