Roma, 28 apr – La cosiddetta Generazione Z, termine con il quale ci si riferisce ai nati tra il 1997 e il 2012, rappresenta tutti quei giovani che stanno iniziando, o inizieranno tra poco, ad essere inclusi nel mondo del lavoro. Il periodo storico che stiamo attraversando è forse uno dei più incerti e carichi di ansietà e interrogativi sul futuro che il mondo contemporaneo abbia mai affrontato, ma come vedono il lavoro i giovani italiani della fascia di età tra i 18 e i 24 anni? Quali sono le valutazioni valoriali e pragmatiche di una generazione troppo spesso non ascoltata?
i giovani generazione z attaccati alla famiglia
Alcuni studi portati avanti da Area Studi Legacoop e Ipsos, all’interno del report “FragilItalia – I giovani generazione Z e il lavoro”, mostrano dei dati interessanti: nella scala dei valori che gli italiani considerano più importanti, la gen Z indica al primo posto la famiglia (60%), seguita dall’amicizia (54%) e dall’amore (50%). Il lavoro occupa la sesta posizione con il 38%, preceduto da divertimento (46%) e cultura (44%). Riguardo al senso del lavoro, per quasi 6 giovani su 10 rappresenta una fonte di reddito, per la metà un’opportunità di crescita e per il 45% un modo per affermare la propria indipendenza. Sbalordisce il fatto che solo il 19% indica in un’adeguata preparazione scolastica un possibile fattore per ottenere un posto di lavoro soddisfacente, ad indicare come lo smantellamento e non funzionalità della scuola sia ormai un fatto acclarato anche tra i giovani.
Perché si vuole andare via dall’Italia
Il mondo del lavoro sta cambiando a vista d’occhio, e le contraddizioni interne si mostrano alla luce sole. I giovani italiani da una parte pongono la famiglia come valore massimo ma il 69% degli stessi sarebbe disposto ad accettare un lavoro all’estero per gli stipendi più alti, mentre il 26% lascerebbe il paese per colpa dei continui contratti di stage offerti in Italia. Il fatto è che su questa nuova generazione non si ha intenzione di investire, un paese vecchio con istituzioni datate impedisce la crescita a colpi di precariato, sfruttamento e una scuola in rovina.
Andrea Grieco
1 commento
Triste realtà ma altrove, salvo nicchie impenetrabili, sature, non è molto meglio. Bisogna partire dal poco ma buono… non consentito. E qui sta la vera questione.