Roma, 23 apr – Un incubo si sta aggirando per la Premier League: il campionato più famoso, posh e seguito del mondo è pronto ad accogliere tra le sue fila i Leoni del Millwall, squadra molto più famosa per le gesta violente dei suoi tifosi che non per quelle dei suoi calciatori? Ovviamente stiamo parlando ancora solamente di una remota possibilità, in quanto il club di Londra Sud sta lottando per accedere ad un posto nei playoff della Championship, ma tanto è bastato per accendere entusiasmi e timori. Ecco perché oggi andiamo a ripercorrere la storia di questa famigerata compagine e soprattutto dei suoi sostenitori.
The Den
La squadra nasce nel 1885 come Millwall Rovers nell’Isle of Dogs (che è in realtà una penisola) nell’East End londinese dai lavoratori della scozzese J.T. Morton, ragion per cui inizialmente i giocatori provenivano principalmente dalla Scozia. Nello stesso anno disputa la sua prima partita, per poi cambiare nel 1889 il nome in Millwall Athletic. Nonostante i buoni successi della squadra (raggiunse le semifinali di FA Cup nel 1900 e nel 1903) la vicinanza geografica con altri club più blasonati faceva però sì che i tifosi non fossero molto numerosi, così che nel 1910 il club si spostò a sud del Tamigi, precisamente a New Cross, e iniziò a disputare le partite al The Den. Nel 1920 venne invitato nella Football League, tolse Athletic dal nome e si trovò a giocare nell’allora Third Division.
Sul finire degli anni ’30 il club contava su un consistente numero di tifosi e su un’ottima situazione finanziaria, tanto che stava tentando la scalata alla massima divisione. Ma ecco abbattersi la prima di tante maledizioni che colpirono il club: la Seconda Guerra Mondiale vide partire per il conflitto bellico tantissimi giovani di Londra Sud ed in tal modo il Millwall perse la quasi totalità dei propri sostenitori; inoltre una bomba colpì il The Den, rendendolo inagibile per un lungo periodo. Dopo la guerra il Millwall passò anni terribili, alternandosi tra Terza e Quarta Divisione, con sporadiche presenze in Seconda. Questo fino al 1988, quando, grazie soprattuto a Tony Cascarino e Teddy Sheringham, venne promosso per la prima volta in First Division. Ci passò purtroppo solo due stagioni, prima di salutarla per sempre.
The New Den
Nel 1993 il club dà l’addio al The Den per trasferirsi in Zampa Road al The New Den, impianto notevolmente moderno, ma sempre ubicato in una zona davvero inquietante. Il nuovo impianto però portò la società all’ennesimo crack finanziario, tanto da finire per qualche tempo in amministrazione controllata e sull’orlo della sparizione. Parzialmente ripresosi il Millwall, guidato da Dennis Wise nel ruolo di allenatore e giocatore, arrivò a disputare la sua prima ed unica finale di FA Cup, venendo sconfitto a Cardiff dal Manchester United per 3-0. Il traguardo raggiunto però consentì al club di disputare il suo unico turno di Coppa UEFA, dove venne eliminato dagli ungheresi del Ferencváros. La trasferta di Budapest viene ancora ricordata come una due giorni di inaudita violenza. Dal 2017 è stabilmente in Championship, dove appunto quest’anno è in lotta per un posto nei play-off.
L’incubo Millwall
Come chiaramente avrete notato, non stiamo certo parlando di un club d’élite: ci sono decine di formazioni in Inghilterra ben più blasonate, perché allora tutti gli appassionati di calcio (e anche chi segue semplicemente la cronaca nera) conoscono benissimo il Millwall? Perché, come accennato ad inizio articolo, la fama dei suoi tifosi e, in particolare, dei suoi hooligans lo ha reso un nome affascinante, temuto, odiato, rispettato e sul quale si è fatta tanta letteratura. Il quartiere di appartenenza del Millwall (South Bermondsey) è uno dei più problematici di Londra, cosa che ha fatto ovviamente sì che si siano formati da subito consistenti gruppi di tifosi violenti al seguito della squadra, tra questi i più famigerati sono i Treatment, i Bushwackers e gli F-Troop, gruppi che hanno subito anche una pesante operazione di polizia ribattezzata “Dirty Den”.
Tanto per far capire come sia percepito dagli altri il club basti dire che il loro coro principale recita “No one likes us, we don’t care” (“Non piacciamo a nessuno, non ci importa”). La loro principale rivalità (eufemismo per dire odio atavico) è con i vicini del West Ham United, ma, per fortuna delle autorità, i confronti tra le due squadre sono assai rari (nel 2009 ci scappò anche il morto). Nel 1984 un incontro di FA Cup tra Luton Town e Millwall venne trasmesso in tv e tutto il Regno Unito assistette alla devastazione della stadio da parte dei tifosi ospiti, cosa che fece sì che per la prima volta il primo ministro britannico Margaret Thatcher iniziò seriamente a considerare un problema la violenza negli stadi.
Millwall, una scorpacciata di film
Passando poi al lato cinematografico il Millwall è sempre stato una grossa attrattiva, tanto da essere rappresentato in diverse pellicole a tema. Tra le tante ricordiamo The Firm con Gary Oldman (tra l’altro proprio tifoso dei Lions, anche se nel film è a capo dei rivali del West Ham), Arrivederci Millwall (sì, il titolo originale è proprio in italiano), The Football Factory, Green Street con Elijah Wood, Rise of the Footsoldier (i Millwall nella Tube londinese si scontrano ferocemente contro l’Inter City Firm di Carlton Leach), il remake di The Firm e St George’s Day.
Insomma, come avrete notato, le preoccupazioni della Premier League sono tutto tranne che campate in aria, perché sarà pur vero che i tempi sono cambiati, ma la promozione in Premier permetterebbe al Millwall di affrontare compagini che non incontra da anni, in alcuni casi proprio da decenni. E, si sa, i conti in sospeso tendono a non dimenticarsi facilmente. Quindi immaginiamo non siano tutti così felici di tornare a sentir parlare del “Millwall Brick”, arma rudimentale inventata negli anni ’60 che consiste nell’arrotolare e pressare insieme più giornali e poi piegarli a maniglia, rendendoli di fatto duri e letali come un mattone.
Dedicato a Eugene, Vecchio Leone.
Roberto Johnny Bresso
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