Roma, 19 apr – Tanti errori, molti diktat assurdi agli Stati membri, follie politicamente corrette a bizzeffe. Eppure ogni tanto l’Ue ne azzecca una. E’ il caso degli investimenti sulla produzione industriale di microchip, ovvero del piano chiamato European Chips Act. Ieri è stato raggiunto l’accordo tra i rappresentanti del Consiglio Europeo e del Parlamento Europeo per il semaforo verde alla proposta avanzata dalla Commissione Europea. Ci è voluto un anno per arrivare a questo via libera definitivo, non poco, ma meglio tardi che mai. Si tratta infatti di un piano essenziale in chiave di maggior risparmio e al contempo per raggiungere la sovranità tecnologica.
Sovranità tecnologica: dall’Ue 43 miliardi per la produzione di microchip. Ecco l’European Chips Act
Il testo approvato prevede investimenti per 43 miliardi di euro in tutto, divisi tra finanziamenti pubblici (la parte più rilevane) e investimenti privati, oltre alla costruzione di un fondo per gli investimenti e per l’allentamento delle misure sugli aiuti di Stato. L’Ue si è posta un obiettivo precipuo: arrivare al 2030 con una quota europea del 20% della produzione mondiale di microchip. In pratica in sette anni verrebbe più che raddoppiata l’attuale percentuale, che al momento è di circa il 9% a livello globale. Questo significa che dipendiamo quasi del tutto da Cina, Taiwan e (soprattutto in prospettiva) Usa. Peraltro, proprio con le tensioni tra Pechino e Taiwan, ci siamo spesso trovati in difficoltà per quanto riguarda l’approvvigionamento di microchip, indispensabili per quasi tutta l’attuale tecnologia. In caso di guerra vera e propria tra Cina e Taiwan, la situazione inevitabilmente si aggraverebbe. Di qui il piano per aumentare la produzione da subito.
Da notare che il progetto europeo da molto spazio anche alla ricerca e alle innovazioni, mettendo in campo una cifra non lontana da quella impiegata dagli Stati Uniti (52 miliardi di dollari) per il loro Chips and Science Act. Rispetto agli americani l’Ue è però in ritardo nella realizzazione degli impianti di produzione dei microchip, serve dunque un’accelerata anche su questo.
L’European Chips Act “ci consentirà di riequilibrare e proteggere le nostre catene di approvvigionamento, riducendo la nostra dipendenza collettiva dall’Asia”, ha dichiarato il commissario per il mercato interno, Thierry Breton. Fondamentale è l’aspetto del piano legato all’allentamento delle norme sugli aiuti di Stato, volto a sbloccare maggiori risorse dei Paesi membri con più margini di bilancio, su tutti Germania e Francia. In prima linea, nella costruzione di nuovi impianti per microchip, c’è l‘italo-francese StMicroelectronics. Parliamo di gigafactory di produzione intensiva e con forte spinta nel campo di ricerca e sviluppo, al fine di incentivare la creazione di semiconduttori di nuova generazione.
Eugenio Palazzini
1 commento
Ma perchè dobbiamo produrre micro chip??
Non si comprende ancora che sono NOCIVI??