Atene, 20 giu – Almeno un miliardo al giorno. E’ questo quanto i correntisti greci ritirano quotidianamente dalle proprie banche, ormai percependo che in mancanza di un accordo fra il governo e i creditori i loro risparmi potrebbero volatilizzarsi. Una corsa ali sportelli bancomat che ha costretto la Banca centrale europea ad erogare ancora prestiti di emergenza (Ela – Emergency liquidity assistanze) per altri 3 miliardi. Quanto basta fino a lunedì, quando sarà convocato il vertice dei capi di Stato.
“Ci sarà una soluzione che permetterà alla Grecia di tornare alla crescita”, ha assicurato Tsipras “Il summit di lunedì è uno sviluppo positivo che va in direzione dell’intesa. Tutti quelli che hanno scommesso sulla crisi e su uno scenario di terrore dovranno riconoscersi in errore”. Più cauta Christine Lagarde, capo del Fondo monetario: “Se la Grecia non ripagherà il 30 giugno gli 1,6 miliardi di euro dovuti, farà default rispetto al Fmi”.
Parole che si incastrano alla perfezione nel balletto sulle macerie della Grecia, stretta nella morsa di una crisi che ha ridotto allo stremo delle forze i cittadini ellenici e trascinato nel baratro il paese, facendolo scivolare all’indietro di decenni. La posta in gioco è altissima, come in una partita di poker nella quale i bluff e i controbluff stanno facendo salire l’asticella sempre più in alto. Tsipras deve tenere buona l’ala sinistra del suo partito e l’elettorato che ha premiato Syriza confidando nelle promesse del premier. I creditori della ex Troika, da parte loro, vogliono invece garanzie e le richiedono imponendo la cura dell’austerità e dello smantellamento dell’economia pubblica che fin qui ha dato risultati che definire drammatica è dir poco. Esemplificativo a tal proposito il comportamento della Germania, prima falco indiscusso mentre ora più in disparte nel gioco delle trattative: le banche tedesche si sono ormai depurate dai titoli di stato di Atene, per cui il rischio è -ad oggi- “solo” quello che il paese possa uscire dall’euro, così che in prospettiva si mostri la non irreversibilità della moneta unica. Da qui una probabile spiegazione dell’atteggiamento meno aggressivo mostrato dalla Merkel e da Schaeuble.
Nel novero dell’intrico di mosse, è in ultimo da registrare l’ulteriore apertura fatta da Tsipras nei confronti della Russia. “Noi, in Europa, ci siamo illusi di essere il centro del mondo e abbiamo fatto affidamento solo sui nostri vicini, ma il centro economico del mondo si e’ spostato. Ci sono forze emergenti che giocano un ruolo importante geopolitico ed economico”, ha detto il presidente del consiglio ellenico, intervenendo ieri al Forum economico di San Pietroburgo. Parole che fanno seguito a quelle del portavoce del Cremlino Dimitri Peskov, il quale aveva dichiarato che la Russia potrebbe fornire assistenza finanziaria alla Grecia sostituendosi così al do ut des dei creditori internazionali. La stessa Grecia, tuttavia, per il tramite del suo ambasciatore, non più di tre giorni fa si è però espressa favorevolmente all’estensione delle sanzioni nei confronti del Cremlino, decisione per la quale serviva l’unanimità e che quindi non lascia trasparire alcun comportamento fuori schema da parte di Atene. Anche qui, un’altra partita tutta ancora da giocarsi.
Filippo Burla