Napoli, 12 mar – Lorenzo Insigne, figlio prediletto della città di Partenope, è stato l’ultimo ad aver alzato un trofeo con la maglia del Napoli. Era il giugno 2020 e gli azzurri avevano appena conquistato la sesta Coppa Italia della loro storia. Prima di tiraggiro fu – nella stessa competizione – Hamsik. Undici stagioni e mezzo per Marekiaro, slovacco calcisticamente esploso all’ombra del Vesuvio. Senza scomodare divinità incarnatesi al San Paolo sul finire del secolo scorso, il prossimo della lista potrebbe essere Giovanni Di Lorenzo, capitano di un Napoli che negli ultimi mesi (al di là di fisiologici passi falsi) si è riscoperto grande.
La gavetta del capitano
A differenza dei suoi predecessori non è napoletano doc ma nemmeno cresciuto sotto l’effigie della enne cerchiata. Né, tantomeno, risulta essere uno di quei giocatori che si prendono le prime pagine a suon di reti e giocate sopraffine. Nato in Garfagnana da una famiglia originaria del beneventano, il numero ventidue della rosa spallettiana arriva a Castel Volturno nell’estate del 2019, quando le primavere sono ormai ventisei. Un giocatore già maturato nei sempre difficili campi della provincia italiana.
Dopo l’esordio in quarta serie quando gli anni sulle spalle non sono nemmeno sedici, Di Lorenzo passa dalla Lucchese alla Reggina. Sullo Stretto – dove si conferma elemento carismatico – continua il percorso nel settore giovanile, assaporando in un paio di occasioni la cadetteria. E’ ancora difensore centrale quando viene spedito a Cuneo (Lega Pro) a farsi le ossa. Torna in amaranto ma, a causa di vicissitudini societarie, dopo un biennio in cui trova continuità è costretto a ripartire da Matera.
Di Lorenzo, una vita da terzino
Proprio nella città dei sassi Pasquale Padalino, allenatore dei biancazzurri, lo trasforma in terzino. Le scorribande lungo la fascia laterale esaltano le qualità del campione d’Europa: fisicità, resistenza, doti aeree, tempi d’inserimento. Lo nota l’Empoli: al primo colpo vince la Serie B. L’anno successivo, nonostante una sfortunata retrocessione, si mette in mostra anche nel massimo campionato. Insostituibile, segna cinque reti e confeziona tre assist.
Ecco la chiamata del Napoli. Titolare indiscusso della corsia di destra dall’agosto 2019 si conquista anche la maglia della nazionale. Posto che diventerà fisso proprio nella vincente spedizione di Euro 2021. Il pallone si intreccia con la famiglia: la primogenita (il secondo figlio è in arrivo) si chiama Azzurra. Insomma, con un curriculum vitae del genere non poteva essere altrimenti.
“Come l’Italia campione d’Europa”
Un professionista a tutto tondo – dal lavoro quotidiano (“il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via” già dai tempi di Matera) all’alimentazione. Dedizione alla causa, quasi chirurgica. Come il mancino con cui nell’andata degli ottavi di Champions League ha messo in ghiaccio la qualificazione partenopea. Per sua stessa ammissione nello spogliatoio napoletano rivive oggi quel senso di unità già sperimentato con l’Italia campione continentale.
Per Kvaratskhelia – uno che in questa stagione ha fatto venire ben più di un mal di testa ai terzini incontrati e se lo ritrova contro ogni giorno in allenamento – Di Lorenzo è “l’avversario più duro”. Capitano di una squadra bella e potente, divertente e mentalmente inscalfibile. Sensazioni positive, al di là di ogni (comprensibile) scaramanzia.
Marco Battistini
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