Roma, 4 mar – Giorgia Meloni in visita negli Emirati Arabi. Dopo l’Algeria, un altro viaggio del premier che si contraddistingue per la ricerca e l’espansione di soluzioni energetiche. Da questo punto di vista, forse, la precedente tappa in India del presidente del Consiglio è infatti da leggere in un’otttica un po’ differenziata, più genericamente commerciale (sebbene non escludente di certo il quadro energetico).
Meloni negli Emirati Arabi: le ragioni del viaggio
Meloni incontra negli Emirati Arabi Uniti, ad Abu Dhabi, lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, accompagnata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. Il presidente arabo ha così commentato su Twitter l’incontro: “Oggi ho avuto il piacere di dare il benvenuto al primo ministro italiano Giorgia Meloni negli Emirati Arabi Uniti. Abbiamo discusso delle opportunità per sviluppare ulteriormente le relazioni tra i nostri due paesi e assistito alla firma di numerosi accordi volti a promuovere la collaborazione e una crescita economica sostenibile”.
Un incontro molto importante dove ancora una volta la presenza di Descalzi non è certamente casuale: l’Eni è infatti pronta a collaborare con la compagnia energetica locale. Al margine di due dichiarazioni di intenti formulate dai due governi (la prima su un “partenariato strategico”, la seconda la cooperazione rafforzata nell’ambito della Cop28), la compagnia energetica italiana ha infatti firmato un accordo di cooperazione con Adnoc, la compagnia energetica nazionale. A firmarla, oltre a Descalzi, anche Sultan Ahmed Al Jaber.
Un approccio a 360 gradi
Da questi primi quattro mesi di governo è evidente l’orientamento di politica estera del nuovo governo: spingere al massimo sulle relazioni bilaterali con Paesi produttori di gas e petrolio, ed espandere la presenza commerciale italiana tra Medio Oriente e Asia. Sotto il primo profilo, nell’ottica di aumentare al più presto le forniture, sostituendo il gas russo, ma non solo. Così va visto il viaggio del premier Meloni negli Emirati Arabi, esattamente come il precedente in Algeria. Così andava letta anche la visita in Etiopia, nell’ottica di una presenza italiana più forte nel Mediterraneo Orientale. Proprio quelle coste del “mare nostrum” così ricche di gas e da cui attingere, nella speranza di poter sul serio realizzare quel “Piano Mattei” che già da ora, però, sta osservando ostacoli molto seri (la parola “Germania” è puramente voluta) ad un suo concreto sviluppo.
Alberto Celletti