Roma, 1 mar – Dalle pagine di questa testata, abbiamo più volte parlato del pull factor (fattore magnete) prodotto dalle navi delle Ong davanti alle coste libiche. Nel numero di febbraio della rivista de Il Primato Nazionale, abbiamo elencato tutti i documenti che comprovano che le cosiddette navi umanitarie spingono gli immigrati a partire dalla Libia su un barcone per raggiungere l’Italia: dal rapporto di Eunavfor Med Operazione Sophia a quello del ministero dell’Interno tedesco, passando per la relazione di Frontex dove si legge che “i migranti che arrivano dalla Libia dichiarano costantemente di aver verificato, prima della partenza, la presenza delle Ong nell’area, spiegando che in assenza delle navi delle Ong nel Mediterraneo, molti rifiutano di partire”. Abbiamo anche verificato che, quando sono presenti le navi delle Ong davanti alle coste libiche, partono più immigrati: nel 2022, senza navi delle Ong, sono partiti giornalmente dalla Libia una media di 155 immigrati mentre, con le navi delle Ong al largo delle coste libiche, 251 immigrati, ovvero il 62 per cento in più di immigrati.
Il pull factor nel nuovo rapporto dei servizi segreti
“Sebbene nel corso del 2022 l’incremento più significativo dell’attività di soccorso in mare abbia riguardato le operazioni del Dispositivo istituzionale (ad esempio Frontex, Guardia Costiera, Guardia di Finanza), si registra anche l’aumento del soccorso in mare effettuato dalle navi Ong, principalmente in area SAR libica”, afferma inizialmente il rapporto degli 007 italiani che poi passa a contestualizzare come i trafficanti di esseri umani utilizzino i social network per promuovere il loro business criminale: “Le attività Sar (ricerca e salvataggio, ndr) vengono spesso pubblicizzate sui social network dai facilitatori dell’immigrazione irregolare quale garanzia di maggiore sicurezza del viaggio verso l’Europa”. Infine, il documento dei servizi segreti documenta il pull factor delle navi delle Ong davanti alle coste libiche: “In tale contesto, la presenza di navigli Sar, infatti, rappresenta un vantaggio logistico per le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei migranti, permettendo loro di adeguare il modus operandi in funzione della possibilità di ridurre la qualità delle imbarcazioni utilizzate, aumentando correlativamente i profitti illeciti, ma esponendo a più concreto rischio di naufragio le persone imbarcate”.
La relazione annuale dei servizi segreti è stata presentata a Palazzo Dante alla presenza del presidente del Copasir Lorenzo Guerini, del direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) Elisabetta Belloni e del sottosegretario Alfredo Mantovano, il quale ha evidenziato: “È un fatto oggettivo che non comporta considerazioni etiche sulle Ong il fatto che, se piazzo navi al limite delle acque territoriali, aumento la probabilità che barchini di fortuna partano dalla terraferma nella certezza di incontrare queste navi. La relazione descrive esattamente questa dinamica: la presenza delle navi Ong aumenta la probabilità di incidenti, rovesciamenti e morti in mare“. A tal proposito, ricordiamo l’ultimo naufragio avvenuto davanti alle coste libiche il 14 febbraio scorso: gli immigrati sopravvissuti hanno raccontato che il gommone è affondato mentre cercavano di raggiungere la nave Ocean Viking di SOS Mediterranee che stava da due giorni pattugliando le acque a circa 26 miglia da Khoms. Il bilancio è stato di 7 superstiti, 20 cadaveri recuperati e circa 60 dispersi. Il mare sta restituendo ancora i corpi degli immigrati morti in quel naufragio.
Francesca Totolo