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Il Pd della Schlein: verso un nuovo partito radical-progressista di massa?

by Valerio Savioli
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Roma, 28 feb — È il personaggio della settimana, l’argomento del giorno, il soggetto politico su cui si discetta: stiamo parlando, ovviamente, di Elly Schlein, la neosegretaria del PD.

Elly Schlein tra cittadinanze, green, immigrati e diritti Lgbt

La Schlein, la cui biografia è ampiamente esposta nel suo sito ufficiale, prima di essere eletta deputata con un partito del quale solo a dicembre scorso ha preso la tessera, ricopriva la prestigiosa carica di vicepresidente dell’Emilia Romagna con deleghe al “contrasto alle diseguaglianze e alla transizione ecologica”. Le sue battaglie politiche principali, che l’hanno vista impegnata anche per le campagne dell’ex presidente americano Barack Obama, riguardano i diritti dei cosiddetti “migranti”, delle persone LGBTQ+ e l’integrazione europea.

Tra gli aspetti personali, ampiamente diffusi, oltre alle reminiscenze etrusche, balzano all’occhio la sua tripla cittadinanza; italiana, svizzera e statunitense, il suo orientamento bisessuale e il suo, immancabile, antifascismo. Sradicamento al limite dell’apolidia, culto progressista radicale e militanza antifascista. What else? Ah sì, la guerra in Ucraina. Sul tema sarà interessante vedere come si posizionerà uno dei partiti che finora hanno più sostenuto l’invio di armi.

La presunzione di sicurezza

Le settimane che hanno preceduto la sua elezione a segretario del principale partito liberal-progressista italiano sono state caratterizzate da una fortissima spinta mediatica, mentre, in altri lidi, si dava libero sfogo a una serie di sfottò ai suoi danni, di cui la gran parte concentrati sugli aspetti fisici della giovane candidata, soprassedendo allegramente sui contenuti politici. Il perculamento e l’irrisione sono continuati anche dopo la sua investitura ufficiale, sembra quasi che ci sia la convinzione che questa Segreteria possa garantire il governo al centrodestra per almeno dieci anni. Ma siamo sicuri che sia proprio così?

Egemonia politica culturale. Un nuovo partito radicale di massa?

E’ probabile che l’elezione della Schlein porti scossoni entro il PD, da cui si potrebbero staccare alcune frange più ortodosse, ma se il depotenziamento sarà contenuto allora il danno, in un Paese che non può prescindere da coalizioni per governare, sarà risibile. Sarà, inoltre, interessante vedere come si muoverà il Movimento Cinque Stelle e il suo ambizioso presidente Conte, senza dimenticare il centrismo di destra e di sinistra.

Si tenga presente che la Schlein è assimilabile alla recente ondata di figure di spicco femminili e progressiste come i primi ministri della Finlandia Sanna Marin e della Nuova Zelanda Jacinda Ardern, l’influente ministro degli esteri tedesco Annalena Baerbock o la rampante statunitense Alexandra Ocasio Cortez, giusto per fare qualche nome. Che siano personaggi “idonei” e “affidabili” della Open Foundation di George Soros, o giovani promesse del Young Global Leader, l’incubatore del WEF, stiamo parlando di soggetti con un’agenda politica e ideologica – forse giunta con un leggero anticipo – chiara e netta, distanti dalle istanze popolari ma sostenute dall’elettorato ZTL, supportate da un fuoco di sbarramento mediatico culturale senza pari.

Di fronte a tutto questo non sarà più sufficiente conservare, quanto piuttosto essere preparati e convinti a “portarsi là dove si attacca”.

Valerio Savioli

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