Roma, 8 feb – Non si ferma il bilancio dei morti in Turchia e Siria, mentre vengono fuori alcuni dettagli sull’italiano disperso di cui, per ora, non c’è alcuna traccia. Com’era purtroppo logico attendersi, il terremoto cataclismico al confine tra i due Paesi continua a generare, a giorni di distanza, disperazione e dolore.
Terremoto Turchia e Siria, verso i 9mila morti
Le stime avevano sempre parlato di un possibile “approdo” sulle diecimila vittime. Purtroppo, oggi, sono considerate proiezioni al ribasso. Secondo l’Oms, infatti, il nuovo disarmante orizzonte potrebbe allargarsi fino a ventimila. D’altronde lo suggerisce la rapidità con cui il tragico bilancio continua a crescere: secondo quanto riporta l’Ansa, esso si assesta ora sulle 8.704 vittime. Di queste, 6.234 persone sono morte in Turchia, mentre 2.470 persone hanno perso la vita in in Siria. Ma Turchia e Siria tengono in apprensione anche per le sorti dell’italiano disperso di cui, al momento non si hanno notizie.
Chi è l’italiano disperso
In Turchia e Siria, dunque, si cerca un italiano disperso di cui non si conoscono le sorti. Si tratta di Angelo Zen, 60 anni, proveniente dal Veneto. Le ricerche dell’uomo sono state messe in risalto dallo stesso Ministero della Difesa italiano, che per bocca del titolare del dicastero Antonio Tajani così si è espresso: “Continuiamo a cercare il nostro connazionale che ancora non riusciamo a contattare, la nostra unità di crisi è al lavoro, siamo in contatto con la protezione civile turca. Angelo Zen avrebbe dovuto incontrare un socio turco la mattina dopo il terremoto, ma la notte c’è stato il sisma, quindi non si sono visti. Non ci sono collegamenti telefonici, purtroppo è tutto molto complicato dalla vastità dell’area colpita, non è facile raggiungere le persone, si sta vivendo un momento drammatico. Stiamo lavorando anche con il Ministero della Difesa per inviare nelle zone terremotate materiale utile. C’è grande solidarietà degli italiani. Per quanto riguarda la Siria, il materiale per gli aiuti sarà mandato attraverso Beirut, ma siamo al lavoro per farlo anche se è più difficile”.
Alberto Celletti