Roma, 28 dic — Può un quadro spaccare in due un’ateneo Universitario? E’ quanto accade presso l’Università di Leida, in Olanda, balzata agli onori della cronaca non per l’attività di ricerca ma per la solita, estenuante battaglia all’insegna dei valori femministi e antipatriarcali. La querelle è sfociata nella rimozione di un dipinto (poi rimesso al suo posto) giudicato troppo «maschilista e tabagista».
Il quadro maschilista e tabagista dà noia alle femministe
L’ennesimo episodio di cancel culture, ormai triste prassi negli atenei occidentali, ha preso di mira un dipinto dell’artista Rein Dool risalente agli anni ’70. L’opera raffigura alcuni membri maschili del consiglio universitario mentre fumano sigari. Sei uomini piuttosto anziani, bianchi, occhialuti, parlano tra di loro immersi in una cortina di fumo sprigionata dai sigari che tengono in bocca. Scandaloso a dire poco. Innanzitutto: dove sono le donne, i non binari e gli etnicamente diversi? E perché i sigari? Non lo sapeva il signor Dool che il fumo provoca milioni di morti ogni anno?
Cancellato
Per farla breve, il tribunale dell’Inclusione ha dunque bocciato il dipinto, qualificandolo come «non più rilevante» e «fonte di irritazione per alcuni membri del personale» e in quella che è stata descritta come un’«azione ironica», ha staccato dal muro l’opera, avendo cura di documentare l’episodio e diffondere la notizia sui social. «Fatto!» ha twittato Koen Caminada, professoressa di Politiche sociali, a capo della bella pensata.
L’episodio ha suscitato clamore anche al di fuori delle mura universitarie: un ex ministro del governo ed ex docente dell’Università di Leida, Uri Rosenthal, ha definito l’azione dimostrativa «una vergogna» e un chiaro esempio della «stupidità» dimostrata dai «cosiddetti professori intellettuali». Lo stesso pittore, Rein Dool, 90 anni, ha bollato l’azione come «stupida e triste».
Il quadro torna al suo posto ma…
Immediate action was taken today @UniLeiden 😀!! pic.twitter.com/vJwfr7FmGm
— Joanne van der Leun (@JoannevdLeun) November 10, 2022
Cristina Gauri
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Femministe di merda che il vento vi disperda