Roma, 2 dic – La Russia ha risposto alle timide aperture del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, lasciando uno spiraglio per i colloqui diplomataci. Ma dietro le dichiarazioni di facciata, entrambi gli schieramenti sembrano congelati sulle proprie posizioni.
«Sono pronto a parlare con Putin», le parole di Biden
Durante una conferenza stampa, il presidente statunitense Biden ha parlato della possibilità di riaprire un dialogo con Mosca: «Io sono pronto a parlare con Putin se c’è un interesse da parte sua a cercare un modo di mettere fine alla guerra. E non lo ha fatto, se quello sarà il caso, di comune accordo con gli amici della Nato sarò felice di mettermi a sedere con Putin e vedere cosa ha in mente. Ma non l’ha ancora fatto». L’occasione è stata l’incontro di ieri alla Casa Bianca con il presidente francese Macron, in previsione della conferenza sull’Ucraina che avrà luogo il 13 dicembre a Parigi. A una lettura superficiale le parole di Biden potrebbero sembrare testimoniare una stanchezza da parte americana nei confronti della guerra, o almeno la volontà di andare verso una de-escalation del conflitto. Tuttavia, a ben vedere il presidente statunitense ha scaricato la responsabilità del silenzio tra Washington e Mosca, e quindi dell’assenza di una mediazione diplomatica, proprio su Putin.
La risposta di Mosca
La replica del Cremlino non si è fatta attendere. Mentre Putin, in una conversazione telefonica con il cancelliere tedesco Sholz, ha difeso la condotta dell’esercito russo ed in particolar modo l’uso dei bombardamenti missilistici che hanno colpito la popolazione civile e linee energetiche ucraine come di «una risposta forzata e inevitabile agli attacchi provocatori di Kiev contro le infrastrutture civili russe, tra cui il ponte di Crimea e impianti energetici». Il suo portavoce Peskov ha affermato: «Le dichiarazioni di Biden sono interpretabili nel senso che la ripresa del dialogo tra gli Stati Uniti e la Russia è possibile solo se la Russia lascerà il territorio ucraino, ma questo non succederà». Ha poi sottolineato come «il presidente della Federazione Russa è sempre stato, è e rimane aperto ai negoziati per garantire i nostri interessi». Se il botta e risposta ha una sua importanza almeno sul piano formale, con il riconoscimento di Putin come possibile interlocutore e allontanando le ipotesi più estreme di un cambio di regime in Russia, dall’altra ci consegna un quadro della situazione abbastanza bloccato con le due controparti ferme sulle proprie posizioni. Insomma, il balletto della politica internazionale sembra destinato a continuare a lungo.
Michele Iozzino