Roma, 27 nov – Riuscirà l’Europa a ritagliarsi un ruolo nello spazio nonostante la forte presenza di Usa e Cina? La domanda potrebbe sembrare fuori luogo. Troppe le emergenze da fronteggiare per il Vecchio Continente. Dall’inflazione a doppia cifra alla guerra in Ucraina passando per la crisi energetica.
Tuttavia, nonostante il contesto sia critico, dobbiamo sviluppare le tecnologie dell’aerospazio perché hanno una ricaduta importante sulla nostra economia. Per questo è di straordinaria importanza il vertice dell’Esa (European Space Agency). In questo consesso si sono raggiunti obiettivi assai importanti per l’Europa in generale e per l’Italia in particolare. Andiamo con ordine.
L’Italia si accorda con Francia e Germania
Nella prima giornata della conferenza ministeriale dell’Esa, i ministri Bruno Le Maire per la Francia, Robert Habeck per la Germania e Adolfo Urso per l’Italia hanno firmato una dichiarazione congiunta sul futuro quadro di utilizzo dei lanciatori europei nello spazio.
“La dichiarazione – afferma il ministro Urso – riconosce la necessità di riequilibrare il modello che ha finora governato l’utilizzo dei due lanciatori europei, Ariane6 e Vega C, in cui l’industria italiana svolge un ruolo da protagonista”.
“In particolare – ha aggiunto il ministro – l’auspicio è una più ragionevole distribuzione di finanziamenti dell’ESA che tenga conto dei rischi assunti dal ‘prime contractor’ di Vega C e che garantisca il giusto ritorno all’intera filiera spaziale italiana e agli altri Stati membri che contribuiscono al successo dei due lanciatori”.
In altre parole le premesse per l’Italia sembrano buone. La nostra nazione (che è il terzo contributore dell’Esa) si batterà affinché nelle future commesse ci sia un posto in prima fila per l’industria italiana dello spazio. Passiamo ora a vedere le questioni che riguardano l’intero continente.
La centralità del budget
Dopo lunghe trattative, i 22 stati membri dell’Esa, riuniti per due giorni a Parigi, hanno concordato un budget di 16,9 miliardi di euro, in aumento del 17% rispetto agli ultimi tre anni. L’Esa ha annunciato quindi l’accordo su un bilancio di quasi 17 miliardi di euro per il prossimo triennio, in netto aumento rispetto al precedente, ma comunque inferiore ai 18,5 miliardi richiesti dal suo direttore generale Josef Aschbacher.
“Questo dà all’Europa i mezzi politici, scientifici e finanziari per rafforzare la sua sovranità spaziale tra Stati Uniti e Cina”, ha commentato entusiasta il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire.
Saranno finanziati programmi di esplorazione dello spazio (2,7 miliardi di euro), programmi di osservazione della Terra in particolare per misurare e monitorare i cambiamenti climatici (2,7 miliardi), lanciatori spaziali, in particolare evoluzioni dei lanciatori europei Ariane 6 e Vega-C (2,8 miliardi euro).
Il direttore generale dell’Esa ha salutato i conseguenti 2,4 miliardi di euro in più di impegni come un risultato significativo visto lo scenario economico, e ha affermato che i programmi saranno adeguati ma non abbandonati per colmare il divario con i 4 miliardi richiesti.
“Dovremo vedere cosa si può fare e cosa non si può fare alla stessa scala di quanto pianificato in precedenza”, ha dichiarato Aschbacher.
Da segnalare anche l’accresciuto ruolo dell’Italia nella veste di contributore. L’impegno italiano è superiore ai tre miliardi di euro sui prossimi cinque anni, con un incremento superiore al 20% rispetto alla precedente ministeriale del 2019. Tale ammontare rappresenta circa 18,2% del contributo globale dei 22 stati membri ed assesta il posizionamento dell’Italia al terzo posto dopo Germania e Francia.
Prioritaria l’osservazione della Terra
I ministri degli Stati membri hanno concordato di destinare 2,7 miliardi di euro al programma di osservazione della Terra. Tanti sono i progetti. Vediamoli nel dettaglio.
Cominciamo con FutureEo, il programma di ricerca e sviluppo di scienze della Terra che sfrutta l’innovazione e sviluppa missioni pionieristiche, promuovendo al contempo modi innovativi di utilizzare i dati di osservazione della Terra.
Degna di nota anche la missione operativa Aeolus-2 per misurare la velocità globale del vento e migliorare le previsioni meteorologiche.
I ministri, inoltre, si sono impegnati anche a rafforzare il monitoraggio di nuove variabili climatiche essenziali e sostenere l’azione per il clima.
Da non sottovalutare anche InCubed-2 per sostenere la commercializzazione nel settore dell’osservazione della Terra.
Da citare anche lo sviluppo di un modello di gemello digitale della Terra utilizzando il cloud computing o l’intelligenza artificiale ad alte prestazioni. Infine, segnaliamo la continuazione dello sviluppo della missione Truths, che garantirà la calibrazione incrociata dei dati provenienti da varie missioni climatiche che sono alla base dei modelli critici.
Come si vede l’investimento sull’economia dello spazio ha anche delle ricadute importanti sulla ricerca e sullo sviluppo tecnologico. Dobbiamo guardare alle stelle se vogliamo costruire il nostro futuro.
Salvatore Recupero
1 commento
Per ora, gira e rigira, visti i risultati, insudiciamo sempre più non solo la terra…
Ritengo che debbano darsi una regolata tutti, più che nei modi… nei tempi, sempre più insopportabili, asfissianti ma non certo primariamente per questioni climatiche.
Cominciamo a pensare che forse sarà per il quattromila, per il cinquemila o magari più avanti senza continuare a togliere il vero pane, addirittura il vero sapore della vita a quei disgraziati che hanno avuto la sfiga di nascere sotto chi vuol strafare, magari pure strafatto.