Roma, 25 nov – Giorgia Meloni chiede un aggiornamento del Pnrr. Un’impostazione che il presidente del Consiglio ha sempre tenuto, anche da prima della campagna elettorale, e che ora imbastisce uno “strano” dialogo con i vertici di Bruxelles, che si mostrano insolitamente disponibili.
Meloni: “Pnrr va aggiornato, verifichiamo con Ue”
Come riporta l’Ansa, il premier Meloni parla dell’aggiornamento del Pnrr nel corso del suo intervento all’assemblea nazionale dell’Anci. Tralasciamo gli aspetti più banali, ovvero l’ennesima esaltazione come “opportunità da non perdere” di quello che più volte abbiamo definito un “pilota automatico” in realtà profondamente vincolante e dannoso per le libere scelte di qualsiasi governo italiano almeno fino al 2026 (per non parlare nemmeno di ciò che ci riserveranno gli anni successivi, in termini di restituzioni onerose, soprattutto).
Concentriamoci sul dialogo che si innesca tra Meloni e Bruxelles sul tema, considerando quanto il premier abbia sempre insistito su questo punto negli ultimi mesi, ben da prima che nascesse il suo governo. Un approccio molto tenue e misurato, quello del tanto ripetuto “aggiornamento”, ma indicativo se non altro di una non totale accettazione supina della questione. Così ieri questa inclinazione è stata ribadita, con queste parole: “Dobbiamo verificare con l’Ue le misure più idonee ad aggiornare il Pnrr”. E sui fondi di coesione afferma di aver “avviato un monitoraggio: vanno inseriti in una programmazione più organica che dia alla nazione una visione strategica complessiva”.
Bruxelles: “Ci aspettiamo emendamenti anche dall’Italia”
La Commissione Ue risponde in questo modo: “Nei prossimi mesi diverse richieste di emendamenti dei Piani nazionali di ripresa e resilienza, si prevede anche dell’Italia”. Secondo l’esecutivo dell’Unione europea queste richieste “arriveranno nel primo trimestre dell’anno prossimo”. Questo sebbene, per il momento, il governo italiano non abbia già presentato alcuna richiesta di revisione ufficiale. Come del resto, non hanno fatto altri Paesi membri, a parte il Lussemburgo, che lo scorso martedì aveva presentato in via ufficiale una richiesta in tal senso.
Alberto Celletti