Anche in Italia sta prendendo sempre più piede una disciplina… per indisciplinati. Si chiama drifting, vuole dire “andare alla deriva”, e nasce dalle corse clandestine giapponesi negli anni ‘90. Un bel mix di contrasti e quasi un ossimoro, pensando al formalismo nipponico contro il noto ‘estro’ italiano. E proprio questo dà ancora più sapore alla (in)disciplina importata nel nostro paese.
Un’altra caratteristica del drifting consiste nell’aver mosso i primi passi sui tracciati di montagna. Sempre dal Sol levante è arrivata la terminologia “Touge” (pronunciato “to-ford”) – che significa strada tortuosa di montagna – con cui sono state battezzate le corse e i piloti che vi partecipavano. Un termine che definisce ancora oggi le gare di drifting in salita in montagna.
Il Re del Drift
Promotore principale del drift è stato Keiichi Tsuchiya (battezzato poi Drift King, o più semplicemente DK), che a fine anni ’80 ha spopolato con un video pirata che ha fatto diventare il drifting una vera e propria disciplina.
Ma facciamo un passo indietro: Tsuchiya si affaccia alle corse di strada fin da giovane. Il primo passo è l’acquisto di una Toyota AE86 con cui il giapponese partecipa a corse clandestine in montagna. Quando nel 1977 riuscirà a introdursi nelle corse ufficiali, i suoi controsterzi gli varranno già il nomignolo di “Re del Drift”. Ma il meglio doveva ancora arrivare.
Pluspy, il manifesto del movimento drifting
La fama non giungerà infatti dal riconoscimento in pista, ma di nuovo dalla strada. Nel 1986 DK monta una telecamera sulla sua Toyota e torna sui tornanti dell’Usui, in una serie infinita di controsterzi. Quella corsa sui togue diventerà il suo biglietto da visita per la celebrità: il video – ribattezzato Pluspy – fa infatti il giro del mondo.
Si tratta di un video amatoriale, qualità scarsa e basso budget, di poco più di venti minuti. Ma tanto basterà per scrivere un’altra pagina dell’automobilismo. La strada è quella da Nagano a Gunma, con una particolarità: è aperta al traffico. Tsuchiya valica il passo Usui con la macchina di traverso, come se la strada fosse un’unica lingua di ghiaccio.
Giappone-Italia solo andata
Il video inizia a girare di mano in mano, fino a finire anche alla federazione giapponese dell’automobile (JAF). Il primo risultato è la sospensione della licenza ufficiale per Tsuchiya, ma non molto tempo dopo, grazie all’emulazione, nasce un vero e proprio movimento: il drifting appunto.
In Italia questa specialità ha trovato il proprio posto nel mondo dell’automobilismo. La prima apparizione ufficiale è nel 2014, mentre dall’anno dopo inizia ad essere organizzato il campionato Italiano. Un appuntamento in crescita che vedrà l’ultimo atto del campionato 2022 svolgersi i prossimi 26 e 27 novembre, sul circuito di Battipaglia. Per incoronare il re del drift italiano