Roma, 19 ott – Tasse, tasse, tasse. Ancora una volta sembra che per contrastare cambiamenti e catastrofi climatiche, l’unica maniera sia pagare di tasca nostra. Ma se Madre Natura non incassa, almeno economicamente, a farlo ci pensano le amministrazioni e quelle dovrebbero essere definite le multinazionali del profitto climatico. Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, questa mattina lo ha definito: un “grande fratello” che analizzerà i flussi di traffico sulle Dolomiti. Il progetto in questione, condiviso tra Veneto e Trentino Alto Adige, darà la possibilità all’amministrazione regionale di avere, puntualmente, un quadro per decidere come gestire lo smog e l’inquinamento in montagna. La nuova norma, che sta già facendo discutere, comprenderà anche eventuali ticket di ingresso sulle nostre montagne, come già avvenuto recentemente a Venezia.
Tassazioni, Ztl e ticket sulle nostre montagne
Nella lotta delle regioni trivenete per combattere l’inquinamento montano, non mancheranno nemmeno le tanto detestate zone a traffico limitato, decise in tempo reale a seconda dei dati raccolti sullo smog. Ma oltre a Ztl e ticket, il progetto prevede anche le prenotazioni anticipate per escursionisti e sciatori che transitano o stazionano sui già costosi passi più frequentati delle Dolomiti. Per ridurre l’inquinamento a Gardena, Sella, Pordoi e Campolongo, le amministrazioni alpine stanno operando in maniera forse un pò troppo fiscale, criticano alcuni. Le misure sopracitate entreranno in vigore da subito ma, il modello proposto dalle due regioni, punta soprattutto alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Queste ultime, inutile dirlo, vetrina mondiale per far risaltare i virtuosi modelli veneti, trentini e altoatesini, anche in ambito “ecosostenibile”.
Dolomiti low emission zone
In accordo con i Ministeri delle Infrastrutture e dell’Innovazione tecnologica, la giunta regionale veneta insieme alle province di Bolzano, Trento e Belluno, hanno ormai approvato lo schema di protocollo d’intesa. Con Ztl e ticket, esso punta alla nascita della Dolomiti low emission zone. L’obiettivo di tale progetto interregionale, è quello di sfruttare al meglio le risorse digitali per monitorare il traffico sui passi di montagna. Gestendolo al meglio, dicono, potremo riuscire ad abbassare le emissioni di Co2 e questo avverrà attraverso il contenimento della mobilità tradizionale a vantaggio di quella sostenibile. Fino a qui nulla da obiettare, ci mancherebbe! Per i veri amanti della montagna è sicuramente un operazione lodevole che salvaguarda le nostre cime invidiate in tutto il mondo. In molti, però, rimangono scettici davanti a una simile proposta che sembra nata solo per “batter cassa”. Certo è che, in un momento già difficilissimo per l’economia nazionale, con sempre più famiglie strangolate dalla crisi e dai rincari energetici e delle materie prime, questo progetto dolomitico potrebbe affossare il già compromesso turismo invernale. Insomma, le nostre montagne, che già per definizione dovrebbero emanare un alto senso di rilassamento e libertà individuale, oggi si trovano ad essere al centro dell’ennesimo ricatto climatico-fiscale.
Andrea Bonazza
2 comments
Adesso ci penserà la Santanchè a selezionare meglio per il bene degli incassi.
Mi spiegate cosa c’entra la CO2 con l’inquinamento? La CO2 è se vogliamo un gas serra (come lo stesso vapore acqueo), ma non è un inquinante. Certo che in un mondo dove ormai anche i motori a combustione interna non emettono praticamente più nulla in termini di veri inquinanti (che peraltro sui passi alpini non si accumulerebbero mai a differenza di quanto farebbero nelle città padane sotto all’inversione termica invernale), ci vuole un nuovo nemico su cui puntare il dito. Ah. Per la cronaca: un motore diesel, anche Euro-niente emette solo i 2/3 di CO2 rispetto ad un motore a benzina anche se Euro 6.