Roma, 8 ott – “Fate presto”. Due parole spesso disattese e risuonate talmente tante volte nei decenni passati, all’interno dell’agorà politica e mediatica italiana, da arrivare a stancare qualsiasi osservatore e singolo cittadino. Eppure, mai come in questo caso avremmo necessità di poter giovarci di tempi istituzionali minori per la formazione del nuovo governo. Proviamo a descrivere l’itinerario che ci separa dall’entrata in carica del prossimo esecutivo, osservando di pari passo le urgenze economiche e sociali del nostro paese, che rischiano di non poter già più essere risolte tra qualche settimana.
Quanto serve per formare il governo
Come stabilito prima del voto per ovvie ragioni, data la tempistica burocratica necessaria per la stesura dell’elenco degli eletti e la loro convocazione alle Camere, il nuovo Parlamento si riunirà per la prima seduta soltanto il 13 ottobre. Pertanto, auspicando che le forze politiche di maggioranza arrivino a tale data con le idee chiare riguardo i neopresidenti di Camera e Senato da eleggere, potremmo avere entrambi i volti in carica per il 14 o 15 del mese. Di pari passo, nei primi due/tre giorni di nuova legislatura si dovrebbe riuscire a creare definitivamente i gruppi parlamentari.
Questi due passaggi, apparentemente marginali, sono strettamente necessari nell’itinerario della formazione del nuovo esecutivo. Infatti, per le consultazioni con il Presidente della Repubblica è fondamentale la presenza dei due presidenti delle Camere, i primi a recarsi al Colle, e dei gruppi parlamentari, che attraverso le proprie rappresentanze si recano al Quirinale, in ordine di percentuale elettorale crescente. Il passaggio delle consultazioni durerà necessariamente almeno due giorni, e solo al termine di esso il Capo dello Stato darà l’incarico alla figura politica di maggior peso elettorale o a capo della coalizione maggiormente votata, in questo caso Giorgia Meloni, di formare il nuovo governo. Pur immaginando una premier in pectore con le idee già chiare e definite per la scelta dei ministeri (cosa non affatto scontata data la gravità del momento e i dibattiti con alleati di governo e cancellerie europee invadenti in corso) passerebbero comunque dei giorni fino alla presentazione della lista dei ministri a Sergio Mattarella, che dovrà poi approvarla e indire la cerimonia ufficiale di giuramento per i nuovi titolari dei dicasteri.
Infine, terminate queste procedure, il nuovo governo dovrà chiedere ed ottenere la fiducia in entrambi i rami del Parlamento, passaggio che richiede in genere un paio di giorni. Pertanto, nella più rosea delle aspettative, non potremmo avere un nuovo esecutivo prima del 24-25 ottobre, mentre il calcolo di probabilità spingerebbe a credere che il nuovo esecutivo potrebbe entrare effettivamente in carica solo all’inizio del mese di novembre.
Tempi troppo lunghi
Una tempistica lunga e ricca di ostacoli e possibili colpi di scena, che va di pari passo con la crisi economica, energetica e l’inflazione galoppante. Anche in ragione di ciò, sarebbe doveroso un primo intervento di sostegno da parte dell’esecutivo attuale, volto quantomeno a mitigare il peso della prima bolletta spaventosamente maggiorata. L’esecutivo a guida Giorgia Meloni dovrà immediatamente operare per dare risposte concrete in campo fiscale ed economico, ma rischia tuttavia di cominciare il proprio operato in una situazione già troppo inclinata pure per compiere miracoli.
Tommaso Alessandro De Filippo
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