Roma, 23 ago – Come affrontare l’emergenza gas? Semplicemente, ignorandola. Questo emerge dai piani di razionamento che sono in via di approvazione nelle prossime settimane, in vista dell’autunno, come riportato da Repubblica. Ma c’è di peggio: gli industriali, a parte una blanda richiesta di “tetto massimo” al prezzo ripetuta ogni tanto come se fosse una specie di “dovere ufficiale”, quasi invocano il razionamento il prima possibile, come incuranti di stime economiche le quali parlano senza mezzi termini di catastrofe, in caso di carenza della fonte energetica nel prossimo autunno-inverno.
Due gradi in meno, inverno al freddo: così “affrontiamo” l’emergenza gas
Per affrontare l’emergenza gas, la Commissione europea parla di razionamento ormai da mesi, adesso potremmo essere sul punto di realizzare questa “clamorosa svolta”. Come? Tentendo i termostati ben piantati su due gradi in meno. Sostanzialmente, consumando meno gas e stando al freddo. Tanto sopravviveremo, ad occhio e croce. Un momento di così forte peggioramento dello standard di vita potrebbe passare quasi sotto silenzio, a giudicare dall’atteggiamento amorfo dei cittadini comuni, ma perfino degli industriali.
Le imprese colpite duramente ma ben disposte a subire
Tra tutte le cose strane e bizzarre di questo periodo, c’è senza dubbio il comportamento delle imprese, le quali nemmeno a parole sembrano contestare una situazione che potrebbe condurle sul lastrico. O quanto meno, se lo fanno, utilizzano espressioni fin troppo leggere, addirittura rilanciando e suggerendo al governo nuovi sistemi per razionare ancora.
Da quanto pubblica Il Giorno, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha chiesto all’esecutivo “di affrontare seriamente, immediatamente la predisposizione di un eventuale piano di razionamento. Dal primo ottobre inizia l’anno termico e le imprese non sanno ancora come dovranno affrontarlo”. Insomma, sembra quasi un invito: diteci presto come dovremo fare a meno della fonte energetica, che non vediamo l’ora. In compenso si chede il “solito” picco massimo: “Chiediamo un tetto al prezzo del gas e se non viene fatto in Europa, dobbiamo farlo a livello nazionale, lo stiamo chiedendo da mesi. La Germania sta studiando da tempo piani di razionamento. Noi italiani non possiamo farci trovare impreparati”.
Ora, è chiaro che la situazione sia difficilmente eludibile. Ma in ogni caso, fa abbastanza male constatare addirittura la richiesta di attuare il “meno gas” il più presto possibile, quasi come se fosse una sorta di salvezza e non un momento di distruzione, a giudicare soprattutto da quanto danneggerà le stesse imprese italiane. Intanto la piattaforma europea Gie-Agsi comunica che le scorte di gas in Italia sono di circa il 79% rispetto a quello che sarà il fabbisogno dei mesi invernali. Le riserve, con uno stop, potrebbero esauirsi, innescando la fase di razionamento.
Lo stesso che chiedono le imprese (sic!) facendo finta di non vedere quanto distruggerà l’economia, scenario praticamente dato per certo da tutti gli esperti, inclusi alcuni economisti del Meccanismo europeo di stabilità. I tre studiosi hanno rilevato che lo stop del gas russo e i razionamenti farebbero crollare il Pil dell’eurozona del 1,7%. E l’impatto in paesi come Italia e Germania sarebbe ancora peggiore: 2,5. Insomma, alla luce di queste stime, l’atteggiamento degli industriali che si concentrano sul tetto massimo chiedendo quasi di razionare il gas il più presto possibile, fa rabbrividire.
Stelio Fergola
2 comments
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“An do sta il problema?” ci diceva sempre un brillante cameriere del ristorante romano Ragno d’ oro, una volta anche davanti al vicino di tavolo, l’ occhio sempre vigile (!) del topazzo, costituzional-enciclopedico, furetto del fu socialismo craxiano.
Bene, “An do sta il problema”? Tra conoscenze da campeggiatori, montanari, reclusi e rom, siamo pronti a crescere nel peggio, verso il meglio.
Sotto, sotto, siam sempre pronti, come quel cameriere di cui purtroppo non ricordo il nome.