Roma, 17 ago — Questa è la seconda parte dell’articolo sulla crisi energetica che potete trovare a questo link […] Dello stesso avviso lo stesso Jason Bordoff, incalzato dal Wallace Wells: “Ci stiamo dirigendo verso un inverno in cui i mercati potrebbero semplicemente non essere più in grado di funzionare come lo strumento con cui determini la domanda e l’offerta. In genere hai un mercato e i prezzi raggiungono un certo livello, ed è così che i mercati allocano l’offerta. Ma se i prezzi salgono a livelli incontrollabili, i mercati non funzioneranno più. Avrai bisogno che i governi intervengano e decidano chi ottiene le scarse forniture di energia: quanto va al riscaldamento delle case, quanto all’industria. Ci sarà un ordine gerarchico di diversi settori, in cui alcuni settori sono considerati più importanti per l’economia di altri. […] Se la Russia dovesse interrompere le forniture di gas naturale questo inverno, saranno necessari tagli in altre aree per riscaldare le persone”.
Crisi energetica: pronti all’effetto a catena questo inverno?
Un altro aspetto da considerare è il potenziale effetto a catena che questa crisi europea potrebbe generare anche per i paesi in via di sviluppo e per le economie emergenti non legati a rapporti privilegiati con la Russia: “Penso che siamo in una potenziale crisi energetica pluriennale. Ma penso che una cosa che non ha ricevuto abbastanza attenzione e di cui mi preoccupo di più è l’impatto che questo sta avendo sui mercati emergenti e sulle economie in via di sviluppo, perché è un mercato interconnesso. Quando l’Europa è in competizione per acquistare L.N.G. [gas naturale liquefatto N.D.A] a prezzi molto alti, per non parlare dell’Asia, significa che se sei in Pakistan o in Bangladesh o in Paesi a basso reddito, stai davvero lottando per permettertelo. […] Il ministro dell’Energia del Bangladesh solo pochi giorni fa ha affermato che quel Paese sta affrontando diversi anni di interruzioni di corrente perché non possono più permettersi l’energia. Se lo moltiplichi in altri Paesi dei mercati emergenti e in alcuni dei paesi più poveri dell’Africa, penso che questa sia una vera potenziale crisi umanitaria, come un effetto a catena di ciò che sta accadendo in Europa in questo momento.”
Rivolte e disordini
Una situazione come questa non può che portare a proteste di massa e disordini. Lo sostiene, da una Germania che è uno di quei Paesi più dipendenti dalle forniture energetiche russe, Stephen Kramer, presidente dell’Agenzia di Stato per la protezione della Costituzione in Turingia: “La crisi energetica potrebbe causare una situazione di crisi altamente emotiva ed esistenziale che colpirebbe gran parte della popolazione. Al contrario, quella che abbiamo vissuto finora nella pandemia del coronavirus sotto forma di violenti scontri sui social network, ma anche nelle strade e nelle piazze, è stata probabilmente più una festa di compleanno per bambini. […] Se gli scenari di crisi descritti all’inizio della crisi energetica, crisi dell’approvvigionamento, crisi economica, carestia globale con la successiva crisi migratoria e la possibile espansione della guerra in Ucraina continuano ad esacerbarsi quasi contemporaneamente, allora ci troviamo con alta probabilità di fronte a una situazione che minaccia l’esistenza di parti più ampie, in particolare l’ancora di stabilità della classe media, nella nostra società”.
In quello che si annuncia come un disastro annunciato, ancora una volta a pagarne il prezzo sarà l’Europa, nano geopolitico suddito di Washington, destinata ad affrontare una crisi senza precedenti. C’è solo da sperare che quello che ci travolgerà possa scuotere le radici dell’apatia di un Continente che non vogliamo credere sia morto. Perlomeno non del tutto.
Valerio Savioli