Roma, 28 lug – Una campagna di sensibilizzazione per incoraggiare alla body positivity e invitare tutte le donne a godersi l’estate in spiaggia a prescindere dal proprio aspetto fisico. È questa l’ultima trovata del governo spagnolo e del ministro per l’Uguaglianza, Irene Montero.
«L’estate è anche nostra», la campagna del governo spagnolo sulla body positivity
Lo scopo della campagna è quello di combattere gli «stereotipi» e la «violenza estetica» sui corpi femminili, così da portare avanti una concezione di bellezza capace di andare oltre i canoni tradizionali. La prima immagine pubblicata è già un manifesto di tutti quei cliché di quella che dovrebbe essere il nuovo ideale di bellezza, fra donne obese, peli sotto le ascelle, capelli colorati e quant’altro. Insomma, un inno alla diversità che già puzza di appiattimento.
La campagna è stata realizzata in collaborazione fra ministero per l’Uguaglianza guidato da Irene Montero, esponente del partito di sinistra Podemos, e l’Instituo de Las Mujeres, organizzazione alle dipendenze dello stesso ministero e che si occupa di diritti delle donne e di parità di genere. A pensare alla creazione grafica è stato invece Arte Mapache, studio transfemminista che ha fatto della battaglia «anti-grassofoba» la propria cifra artistica.
Tutte le polemiche, da «È fatto con Paint?» a «Dove sono gli uomini?»
Com’era facile aspettarsi l’iniziativa è stata subissata da critiche e polemiche. C’è chi ne ha sottolineato l’inutilità, facendo notare che non esiste qualcosa come un divieto motivato da standard estetici per l’accesso alle spiagge. Insomma, le donne in sovrappeso potevano andare in spiaggia anche prima, senza il permesso del ministero.
Altri hanno addirittura visto nella campagna un elemento discriminatorio, vista la totale assenza di uomini. Un’esclusione che non tiene conto del fatto che anche questi ultimi possano sentirsi complessati o in difetto per il proprio corpo. Senza contare chi ha messo in dubbio perfino la scadente realizzazione grafica della campagna chiedendosi: «Ma è fatto con Paint?».
Michele Iozzino