Roma, 7 lug – In India la storia di un furto di identità che potrebbe entrare nel guinness dei Primati, a giudicare dalle informazioni pubblicate su Tgcom24.
India, il furto d’identità dura ben 41 anni
La farsa in India racconta di un furto d’identità lungo, lunghissimo. Durato la bellezza di 41 anni. La vicenda ha origine nel 1977, ovvero da quando il giovane sedicenne Kanhaiya Singh, figlio di un ricco proprietario terriero, scompare nello Stato del Bihar, nell’India nord-orientale, tornando da scuola. La Bbc, ricostruendo i dettagli della storia pubblicata da Soutik Biswas, narra dell’impostore, Dayanand Gosain, che dopo tanto tempo a “impersonare” Singh, è stato dichiarato colpevole di imbroglio, associazione a delinquere e, ovviamente, furto d’identità. Gosain aveva anche cercato di cancellare i dettagli della sua originale identità, tramite un certificato falso. La certezza della truffa si è avuta quando l’uomo si è rifiutato di sottoporsi al test del Dna da confrontare con quello della figlia di Singh.
Come avvenne il furto
La famiglia denunciò immediatamente la scomparsa del ragazzo originale, primogenito del ricco Kameshwar Singh, proprietario terriero di Nalanda. L’uomo, all’epoca dei fatti anziano, entrò in depressione per la sparizione del figlio. Per trovarlo aveva fatto di tutto, perfino rivolgendosi a indovini e cartomanti. Quando uno sciamano gli annunciò che il figlio era vivo e che sarebbe tornato, Kameshwar non aspettava altro. Nel settembre 1981 in un villaggio vicino giunse un ragazzo che sosteneva di essere il “figlio di una persona importante”, nonostante mendicasse per strada per vivere. Kameshwar, oltre che vecchio anche quasi cieco, si convinse che fosse davvero il suo ragazzo scomparso. La moglie Ramasakhi non credette al giovane e lo denunciò già all’epoca, facendogli passare un mese in carcere. Ma l’intervento del marito gli permise, al tempo, di farla franca. Negli anni di “impersonificazione” di Kanhayia Singh, Goisan ha fatto di tutto. Ha studiato (laureandosi), si è sposato, ha amministrato le terre del genitore “rubato”, e si è anche fatto una famiglia. Tutto mentre del vero Kanhayia, ancora oggi, non si sa niente.
Alberto Celletti