Roma, 29 giu – Il Consiglio dei ministri Ue dell’Ambiente ha annunciato di aver raggiunto un accordo sul pacchetto ‘Fit for 55’, misure “verdi” per il clima. In sostanza il piano prevede la riduzione del 100% delle emissioni di Co2 entro il 2035 sia per auto che per furgoni nuovi. Ergo stop a benzina e diesel, entro quella data la vendita dovrà essere interrotta. Il tutto rientra nei cosiddetti obiettivi climatici che si è prefissata l’Unione europea, soprattutto relativamente alla neutralità del carbonio entro il 2050.
L’emendamento Ferrari
I ministri europei dell’Ambiente hanno comunque approvato una proroga speciale di cinque anni per alcune auto “di lusso”. Si tratta di un’esenzione dagli obblighi di Co2 concessa ai produttori considerati “di nicchia”, ovvero tutti quelli che producono meno di 10mila veicoli all’anno, fino alla fine del 2035. Tale esenzione, già denominata ‘emendamento Ferrari’, va soprattutto a vantaggio dei marchi di lusso. Tutte le misure approvate dal Consiglio dei ministri Ue dell’Ambiente dovranno però essere negoziate con il Parlamento europeo. La strada verso lo stop a benzina e diesel è insomma spianata, ma nulla è ancora definitivo.
Stop benzina e diesel, in Italia a rischio 73mila posti di lavoro
Siamo di fronte a una grande conquista in chiave di transizione ecologica? Forse, il problema però è strettamente legato alle conseguenze sociali ed economiche. Sì perché soltanto in Italia sono a rischio decine di migliaia di posti di lavoro. Con la messa al bando della vendita di veicoli a benzina e diesel dal 2035, molte aziende dovranno “riconvertirsi”, accelerando i tempi di transizione. Costruttori e sindacati, a inizio giugno avevano lanciato l’allarme sulle conseguenze drammatiche sul piano dell’occupazione, relative sia all’ambito delle case automobilistiche sia a quelle dell’indotto. A dirla tutta l’Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, già nel dicembre 2021 – quando fu resa pubblica la proposta della Commissione europea – citò la Clepa, l’Associazione europea della componentistica, che quantificava i possibili danni derivanti dalla messa al bando dei motori a combustione in un apposito studio. In Italia sono a rischio, al 2040, circa 73mila posti di lavoro, di questi 67mila già tra il 2025 e il 2030.
Alessandro Della Guglia
1 commento
Ma dai… 73.000 nuovi risciò ! Finiamola di venir definiti catastrofisti…