Roma, 26 mag – Il prof di Economia ottiene una laurea in Fisica, e pure in un’università prestigiosa, ovvero La Sapienza di Roma. Il dettaglio: la laurea l’ha avuta con gli esami di un omonimo, come riporta Open.
Prof di Fisica, con gli esami altrui
La sua pagina weeb dell’università “la Sapienza” di Roma parla chiaro: Sergio Barile è professore ordinario di Economia. Il dettaglio è che il prof ha ottenuto pure una laurea in Fisica, ma con modalità non proprio ortodosse (per usare un eufemismo). Barile è infatti accusato di falso ideologico per aver ottenuto la seconda “carta” avendo approfittato di un caso di omonimia, senza aver sostenuto gli esami per arrivare alla discussione della tesi. Barile, intervistato da Repubblica, dice che “il diavolo c’ha messo lo zampino”,affermando di “non aver tratto nessun profitto” dalla questione. Poi ha aggiunto: “Mi è stato subito comunicato che la laurea non era valida, quindi non ho avuto alcuna occasione per approfittarne. Possiamo dire così: se ho approfittato è perché mi sono divertito a discutere quella tesi”. E si difende, sostanzialmente, affermando che nessuno aveva controllato a causa del Covid. Questo perché la segreteria di solito “procede alla ricostruzione di carriera dello studente, dove vengono ricapitolati tutti gli esami e si fa un riscontro definitivo. Nel mio caso però, come in molti altri in quel periodo, questo procedimento amministrativo non c’è stato perché gli uffici erano in smart working per via del Covid”.
“Non sono il diavolo”
Insomma, Barile non è cattivo. Aggiunge: “Lo scambio di persona è avvenuto non solo perché abbiamo lo stesso nome e perché siamo nati nello stesso giorno, ma il mio omonimo si è iscritto fuori corso nello stesso giorno in cui io mi sono iscritto al corso di laurea in Fisica. Non solo: proprio in quei mesi il cervellone della Sapienza è migrato da un sistema informatico a un altro. È una situazione kafkiana“. Non aveva denunciato niente, il che non va certamente a suo favore. Lo avrebbe fatto l’università, che poi lo avrebbe rimbrottato con un bel “tu non potevi non sapere”. Secondo barile lo stesso ateneo avrebbe anche precisato “come avrebbe potuto risolvere la questione, pagando anche le tasse arretrate”. Ma sulla cattedra, non molla. Non ci riusciranno, dice, perché “credo che in Italia viga ancora la presunzione di innocenza”.
Alberto Celletti