Roma, 19 mag – L’Eni accusata dalla Commissione europea di “violare le sanzioni” è il punto di partenza. Ma la premessa è un’altra: di quelle accuse, sostanzialmente, ci interessa molto poco. Fondate o meno che siano.
In difesa dell’Eni, e il motivo è banale
Siamo in difesa dell’Eni perché a fronte di una situazione difficilissima in cui ci troviamo tutti, e non certo per nostra libera scelta bensì per diktat che provengono da oltreoceano, rischiamo un’economia al collasso, già duramente provata da due anni di gestione folle del Covid. Le accuse, invero, da quanto abbiamo già ricostruito, sembrano sostanzialmente infondate. L’Eni, senza dubbio, sta cercando una via per la più ovvia delle tendenze: quella alla sopravvivenza.
E se sopravvive l’Eni, sopravviviamo anche noi, senza troppi giri di parole. Come la Germania che, in vece governativa, ha giustamente fatto notare i drammi degli embarghi di petrolio e gas, così dalle nostre parti, purtroppo soltanto da parte di un’azienda e non dello stesso governo, si cerca, in un modo o nell’altro, di “arrangiarsi”.
Dunque si torna al punto di partenza. Difendiamo l’Eni, perché l’Eni è l’Italia. L’Italia dovrebbe essere la questione più importante per tutti noi. Sia in termini spirituali che materiali. Perché di danni materiali, da questa storiaccia infame, ne subiremo fin troppi.
Le sanzioni stanno ammazzando noi, non i russi
Le sanzioni stanno mettendo in ginocchio l’economia italiana ben di più di quanto dovrebbero fare con quella russa. E questa è una situazione che non possiamo lasciar passare senza neanche protestare, senza nemmeno esprimere un minimo – ma veramente un minimo – dissenso.
Sono a rischio aziende, posti di lavoro, famiglie che con la questione della guerra ucraina non c’entrano niente. Persone innocenti destinate a finire in un tritacarne sociale vergognoso. E questo dovrebbe valere più della retorica francamente imbarazzante “sosteniamo l’Ucraina”. A quale prezzo? Della povertà di casa nostra, della fame, della miseria che già imperversa su questa Nazione da decenni? Anche no, francamente. Quindi, ringraziamento dovuto all’Eni e a qualsiasi strategia stia approntando per cercare di affrontare una situazione francamente drammatica. Per tutti.
Stelio Fergola
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