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In un tempo di femminucce, solo uno schiaffo ci potrà salvare

by Carlomanno Adinolfi
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schiaffo

Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno. E per questo non possiamo che plaudire al nobile gesto di Will Smith sul palco della serata degli Oscar. Almeno nell’intenzione, non certo nella forma un po’ fiacca e scomposta. E lo consideriamo beau geste non solo per il fatto di aver difeso l’onore della moglie dileggiata dal giullare maleducato – cosa che comunque è sempre nobile e giusta – ma proprio per il gesto in sé. Diciamocelo: lo schiaffo sul palco è sempre qualcosa di esteticamente ed eticamente corretto. Soprattutto in quest’epoca dove mostrare il minimo indispensabile di virilità viene unanimemente condannato, com’è infatti successo a Smith. Che quando ammette di essere un guardone mentre la moglie fa le orge con altri, viene visto come un ribelle non conformista coccolato da Hollywood, ma se prova a difenderla dagli insulti è un «maschilista tossico».

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di maggio 2022

D’altronde, se in un periodo di rinnovata tensione con la Russia non c’è neanche l’unico vantaggio di avere un revanchismo cinematografico di epoca reaganiana, con eroi tutto testosterone e muscoli che da soli abbattono carri, elicotteri e aerei, eliminando interi battaglioni con un sol colpo, vuol dire che sono davvero tempi duri. Tuttalpiù dovremo accontentarci di storie sui diritti Lgbt negati dal perfido governo russo. O peggio bellissime spie russe che disertano, ovviamente perché il capo russo è un sessista molestatore, ovviamente perché innamorate del buono e dolce – ma chiaramente beta – agente americano democratico, come accadde nel pessimo Red Sparrow – che se non merita di essere condannato alla damnatio memoriae è solo per averci regalato scene di nudo di Jennifer Lawrence.

Storia dello schiaffo nel cinema

Il maschio alfa, insomma, non fa più tendenza. Lo stesso alfa per eccellenza, il leggendario 007 James Bond, è stato meschinamente ridotto a totem della condanna al machismo nell’ultimo imbarazzante, offensivo e indecoroso No Time to Die. E pensare che quelli della mia generazione sono cresciuti a pane e tv coi cazzotti. Non solo L’Uomo Tigre, Rocky Joe, i Cavalieri dello Zodiaco e Kenshiro, ma anche le serie americane anni Ottanta e Novanta, in cui i personaggi erano fichi proprio perché sapevano menare più degli altri: Bo e Luke di Hazard, Sberla e P.E. Baracus di A-Team, lo stesso Lorenzo Lamas del…

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1 commento

fabio crociato 8 Maggio 2022 - 5:39

Bene… botte da orbi, ma tutti pompati da anfe o tutti senza ?! Spero di essere stato chiaro una volta per tutte.
Senza stupefacenti, di sana e robusta costituzione fisica… altrimenti ci vogliono ausili “tecnici”.

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