Roma, 3 mag – Da oggi è disponibile il nono numero della collana «I Grandi Italiani», inaugurata dal Primato Nazionale lo scorso settembre. Il volume, scritto da Valerio Benedetti, è dedicato a Gaio Giulio Cesare, il più grande condottiero della Roma antica. In cento agili pagine, l’autore ripercorre la vita del generale romano, ricostruendone la biografia a 360 gradi e analizzando anche la sua fortuna postuma. Il quaderno, come di consueto, è arricchito da numerosi extra e contenuti inediti che aiutano a inquadrare il personaggio del mese. Di seguito riportiamo la presentazione al volume scritta da Adriano Scianca. [IPN]
Giulio Cesare, il conquistatore
Racconta Svetonio che, dopo l’assassinio di Giulio Cesare, l’erede Ottaviano organizzò dei giochi per rendergli onore, durante i quali «una stella cometa brillò per sette giorni di seguito sorgendo circa all’ora undicesima, e si credette che fosse l’anima di Cesare assunto in cielo; e per questo motivo viene aggiunta una stella in cima alla sua statua». Diversi secoli prima, il cammino di un altro eroe fondatore, incardinato nella medesima gens di ascendenza divina, si legò all’apparizione di un altro astro: parliamo della stella di Venere che guidò Enea nel suo ritorno alla patria ancestrale.
La storia di Roma era evidentemente incisa nelle stelle. E la storia d’Italia pure. Il 27 novembre 1871, quando re Vittorio Emanuele II inaugurò il Parlamento a Roma, nei cieli della capitale si verificò un fenomeno riportato da Antonio Gramsci nei suoi Quaderni dal carcere, che a sua volta cita le Memorie di Giuseppe Manfroni: in pieno giorno, sulla capitale, si vide brillare la stella di Venere. Chiosava l’intellettuale marxista: «La visibilità di Venere in pieno giorno pare sia fenomeno raro, non rarissimo, già osservato dagli antichi e nel Medio Evo. Nel dicembre 1797 quando Napoleone tornò trionfalmente a Parigi dopo la guerra italiana si vide il pianeta di giorno e il popolo diceva che era la stella di Napoleone».
Che cos’era quell’astro vittorioso che si rendeva visibile per salutare le patrie e i condottieri? Ha scritto Sandro Consolato: «Quella stella non è che l’antico sidus della Gens Julia, di Enea, di Cesare, di Augusto; ed è la stella di quella “Salute” che lega con un filo rosso la sapienza italica di Pitagora a quella di Dante».
È possibile acquistare il volume in edicola in abbinamento al mensile del Primato Nazionale. In alternativa, lo si può ordinare sul nostro sito in versione cartacea, oppure leggerlo in versione digitale (clicca QUI).
Cesare era particolarmente consapevole del suo ruolo fatidico, della sua missione stellare. E anche del suo legame con la Fortuna. Ha scritto Franz Altheim: «Quello della fortuna Caesaris era, a Roma, un concetto ben definito. Plutarco dice che i Romani si sono inchinati dinanzi alla Tyche (è l’equivalente greco di Fortuna) di Cesare. Cicerone si serve di questo concetto nelle orazioni per Q. Ligario e Deiotaro in tal guisa, che si ha l’impressione che egli lo facesse con l’approvazione di Cesare. Gli accusatori di Deiotaro affermavano essere stata la Fortuna di Cesare a salvarlo nel presunto attentato di cui fu l’oggetto, come in tanti altri casi. […] Pur essendo signora delle cose umane, Fortuna nel caso della grazia accordata a Marcello cede il posto a Cesare: si deve ascrivere solo a gloria di Cesare tale azione. Infatti la gloria vera e la grandezza d’animo sono doni non della Fortuna, bensì della Virtus. Quando un aruspice predisse a Cesare, poco prima della sua fine, l’approssimarsi di una sciagura, egli avrebbe risposto che il futuro sarebbe stato fausto, perché così voleva. Credeva, Cesare, di poter determinare il futuro e il destino?».
Risponde Julius Evola: «Cesare è colui che nutre una rivoluzionaria indifferenza per gli auguri e i sacrifici – ed è colui che in pari tempo dall’affermazione della sua personalità direttamente tradotta in termini d’azione oggettiva e vittoriosa coglie, come si è detto, di contro ad un fatalismo di carattere esteriore e sacerdotale, la sensazione di un fatalismo di carattere superiore e immanente, adombrato dalla forza delle origini. Chi comprende in una sintesi questi elementi, si avvicina al segreto della figura di Cesare, epperò, attraverso di lui, anche a quello dell’“eroe occidentale” per eccellenza».
Abbiamo una memoria segreta che viene dalle stelle e si esprime con le gesta degli eroi.
Adriano Scianca
8 comments
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” Tutto ciò che è entrato nella storia non si cancella ”
Benito Mussolini
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